Di neve quest’anno non se n’è ancora vista. Sarà per l’inusuale inverno che porta con sè temperature che non si registravano sin dal 1830 ma la stagione fredda, almeno qui in Italia, non è ancora arrivata. Dall’altra parte delle Alpi però c’è chi ha organizzato un evento proprio tra le nevi: trattasi di Rave On Snow che si è tenuto dal 15 al 17 dicembre presso Saalbach/Hinterglemm (Austria), fondamentalmente ispirato dai vecchi raves anni novanta che però, anzichè svolgersi sotto il cocente sole estivo (Love Parade e Street Parade si sono sempre svolte tra luglio ed agosto) è stato tenuto ‘al fresco’ dalle rigide temperature di montagna. Un’idea davvero singolare quella di Rave On Snow che in questi giorni, grazie alla collaborazione tra la nota agenzia di promozione Partysan e la label tedesca Level Non Zero guidata da Pascal F.E.O.S. e generata dalla storica Planet Vision, si trasforma in un doppio cd. Il primo è selezionato e mixato da Gabriel Ananda che esprime tutta la sua voglia di ipnotismo minimale attraverso tracce di Luciano, Content, Microfunk, Narcotix Syntax, Minilogue, Alexander Roland e vari suoi unreleased di probabile futura pubblicazione. Il secondo, ‘assemblato’ dal già citato Pascal F.E.O.S. affiancato dall’italiano Domenico D’Agnelli, mantiene pressochè inalterato lo stile con qualche punta in più rivolta alla techno. Nel loro set presenziano nomi come Zimmermann, Stephan Bodzin & Marc Romboy, Ruede Hagelstein, John Selway, Matt Star, Sebo K & Pan-Pot, Chris Wood, James Unk e Leonel Castillo. Unico italiano della playlist è il rodigino Mauro Alpha con la sua “Pallette” rivisitata da Luca Morris e Paul C. Per trovare un pò di tepore i partecipanti di Rave On Snow non hanno potuto far altro che ballare a ritmo di musica forse un pò impacciati da giacconi, guanti, cappelli e stivaloni da neve.
-Aa.Vv. “Altroverso 5” (Altroverso): il programma radiofonico, in onda dal 1998 attraverso le frequenze della romana Onda Rossa, si trasforma per la quinta volta in una compilation pronta ad entrare nelle vostre case ed auto. Ad assemblarla (sempre e solo in forma analogica) è il bravo Dj Misk che sfodera una sequenza di pezzi che non fanno altro che tessere la tela di una techno modernizzata attraverso l’incontro con le velocità più blande tipiche della house anticonvenzionale. Tra i tanti Portable, Super Fly, Minilogue, Satoshi Fumi e l’italiano Dj Remo che con la sua traccia apre una parentesi dalle suggestioni deep-house potenziata dal prezioso featuring di Chelonis R. Jones.
-Eddie Thoneick “Housemusic.de Chapter 3” (Milk & Sugar Recordings): tra le pochissime labels tedesche a rimanere legate ad un vecchio concetto di house (sebbene ritagliata intorno a sciabolate elettroniche) la Milk & Sugar rilascia il terzo volume della fortunata raccolta che non si distingue certamente per lo stile (poco impegnativo) ma per la coerenza nel credere ancora in un filone musicale ben preciso. Ad armeggiare dietro la consolle è Thoneick che genera una playlist commercia(bi)le costruita su pezzi di Chris Lake, Switch, Sucker Dj’s, Bodyrox, Fedde Le Grand e molti suoi remix confezionati per artisti del calibro di Ben Macklin, Roger Sanchez, Bob Sinclar e Tune Brothers. Ideale per i patiti dell’electro-house sullo stile Angello/Ingrosso/Axwell/Prydz.
-Koop “More Remixes” (Compost): estratte dal recente “Koop Islands” (entrato direttamente al #11 della sale-chart svedese e trainato da “Come To Me” in heavy-rotation anche su MTV Italia) le tracce di questo imminente Compost proseguono il discorso aperto qualche settimana addietro dallo “Swedish Remix E.p.”. “I See A Different You” viene ora ritoccata dai Beanfield (Jan Krause e Michael Mettke) in una riedizione di soul-electro-ful confezionata appositamente per la dancefloor e dal duo polacco degli Innocent Sorcerers che riescono a far convivere il gusto elettronico in impalcature jazzy tanto da spingere Gilles Peterson ad incoronarla come migliore traccia del 2006. In chiusura arriva la già citata “Come To Me” nel remix di Alif Tree che conferisce un tiro più technoide e decisamente differente dall’abstract-jazz assaporato in “French Cuisine”. Qui techno e deep s’incrociano in un groove pastoso e fibrillante che incita ad urlare ed agitare le mani per aria.
-Sumo “Rise” (Mental Groove): da non confondere coi nordici S.U.M.O. (Combo & Alf Tumble from Heya Hifi) i Sumo (Fred & Alex Sumi) incidono il secondo album (dopo “Before The Sun”) che propone un rinfrescante cocktail musicale decisamente distante dal disegno iniziale della label ginevrina che gli ha accolti tra le proprie file. Ex-membri di Swiss Cheese Connection, i fratelli svizzeri poggiano le gambe su un terreno dal quale viene fuori il tralcio della house americana arricchito da wah wah e sensibilità funk, hip-hop e deep-house. Questo singolare stile (mostrato in passato attraverso la loro Chiz Records) prende ora una piega più dance sfilando la tipica underground anni novanta (“If It’s My Mind”) e la deep-house alla Lion Rock (“Yaoui”). Tra le più accese l’estiva “Makin’ Love & Music” e l’intrigante “Rock It” arricchita dal featuring dei Luluxpo e segmentata intorno all’estetica Pokerflat ma tradotta in chiave soul. Il tutto viene masterizzato a New York da Tom Coybe (Jamiroquai, The Roots) che contribuisce a creare un effetto davvero dirompente.
-Roadking “Roadking Is Back E.p.” (Satamile): produttore di musica e video, Frank Rückert ritorna sull’americana Satamile col follow-up di “Roadking E.p.” uscito nel 2003. Le quattro tracce presenti sul vinile lasciano trapelare la classica formula promossa, ormai da anni, da questa etichetta d’oltreoceano: da “Only Electro Music” (fusa tra liriche inglesi e tedesche accarezzate da basslines funky ed aperture melodiche) a “Silence” (ove il basso trova appigli ancor più cibernetici) per raggiungere “Devotion” (una dark-electro illuminata in più punti da leads melodici) e la title-track ove lievi distorsioni fanno da cornice ad un composto che ricorda molto il Rother prima maniera. Un puzzle di pura robo-music che riuscirà facilmente a trovare spazio nei cuori degli androidi travestiti da umani.
-Franz & Shape “Acceleration” (Relish): è (finalmente) vicina l’uscita del primo full-lenght di Franz & Shape. Il loro sound, un combo tra electro e techno mai disperso sin dalla prima apparizione del 2005, lega passato e futuro, la disco degli anni ottanta e la techno dei novanta, ritmi saltellanti e bassi sintetici incollati ad interpretazioni vocali dalla presa immediata. “Acceleration” dà spettacolo grazie ad una serie incredibile di ospitate prestigiose (da Chelonis R. Jones a GD Luxxe, da Dirk Da Davo a David Carretta sino a Mount Sims, Perspects e Tomas Barfod). e si configura come un disco senza errori che culmina in più punti non solo grazie a queste collaborazioni d’autore ma per uno stile personale che, esternato già in molteplici occasioni, alterna impetuosamente la canzone ai ritmi marcati di una techno spigolosa e dalle venature retro. E’ questa la prima vera grande sorpresa del 2007.
-Boys Noize “Feel Good (TV=OFF)” (Kitsuné): a giudicare dal titolo dell’ultimo Kitsuné i programmi televisivi da evitare non sono solo quelli nostrani. L’ormai onnipresente ed iperproduttivo Alexander ‘Boys Noize’ Ridha confeziona un pezzo che paga l’ispirazione alla filtered-house anni novanta (egli stesso si definisce un fan della storica Roulè) adesso sporcata dal low-fi che la rende molto ‘daftpunkiana’. Sul lato opposto trova alloggio l’edit di Shinichi Osawa (che i più attenti ricorderanno per lo storico progetto Mondo Grosso), sempre più distante dallo stile che trovava appoggio su labels come For Life, 99, Nite Grooves e MAW ed ormai trasposto nell’ottica moderna dell’elettronica conquistatrice.
-Pierce “Das Grosse Klick” (BluFin): dopo diciannove uscite la BluFin di di Andrea Engels oltrepassa gli ormai inflazionati schemi electro-house che, dolenti o nolenti, hanno saturato il mercato europeo. Attraverso “Das Grosse Klick” infatti viene scoperchiato lo stile ‘dark-noize-minimal-techno’ in cui confluisce una dose di deep ed anche i classici suoni acuti che oggi vanno per la maggiore. Più techno il remix del finlandese Jussi-Pekka (che torna ad usare i ride in levare) mentre riecheggia il bagaglio stilistico marchiato BluFin in “Recreate” costruita intorno al dialogo tra cassa e basso di tanto in tanto ricamato intorno ad arrangiamenti un pò banali ma che raccoglieranno il favore delle masse che affollano i grandi clubs.
-Brnslkr “K” (Globox): nata sotto l’astro di Kolla Music, Globox accoglie tra le proprie file il producer lettone Max Brannslokker (già apprezzato su Minisketch, i220 e Mo’s Ferry) che per l’occasione si diverte a mimetizzarsi dietro uno pseudonimo acronimizzato. “K” la sento più radiosa e luminosa di tanti progetti attualmente in circolazione forse per una linea direttrice vagamente electro-pop abilmente incastrata in ritmi techno-house modaioli e nel contempo innovativi. Il remix di Alfa Romero (dietro si celano Eclat & Prudo) tende invece a rosicchiare il beat raggiungendo una visione più squadrata e cristallina già entrata nei flight-cases di personaggi celebri come Anja Schneider, Alex Under e il partenopeo Danilo Vigorito.
-Adriano Canzian “Transfiguration E.p.” (Space Factory): l’italiano che eravamo abituati a sentire su Gigolo approda sulla label di David Carretta con un disco poco modaiolo e decisamente curioso. Il ‘pornographic style’ ormai tipico per il producer veneto si mischia alle scure linee di basso importate dall’ebm e a scottanti liriche anche in lingua nostrana. Battiti techno e squarciate acide imprimono forza alle quattro tracce dell’e.p. già candidate ad eguagliare i risultati raccolti con “Macho Boy”, “My Boyfriend Is Very Sexy” e il fortunato lp “Pornography”. Bentornato Adriano.
-Luke Eargoggle “Pawns Of The Field” (Kust Musik): il catalogo della Kust di Johan Inkinen si apre maestosamente grazie al secondo album di Luke Eargoggle, follow-up del compatto “Audio Warriors” edito dalla Bunker nel 2003. “Pawns Of The Field” riceve l’omaggio della detroit-electro di Drexciya sospesa tra genio e follia e completa egregiamente il quadro musicale che in questi anni il producer svedese ha delineato attraverso labels come Kône, Kondi, Heckengäu ed Aerobic Audio. S’imbraccia il meccanicismo tipico di Dopplereffekt (“I Belong To The Past”, “All I Need” e “Data Sneakers”) alternandolo a soluzioni più slow (“Rookie Rokad”, “Drinking And Smoking 2006”, “Fantazy Bezerk” e “Vit Limo”). Poi i suoni idraulici e sinuosi di “Two Tracks Behind”, la spumeggiante “Sweeping Towers” in cui bolle electro si levano nell’aere e la spiazzante “The Mystery Of Me” incoraggiata dall’incedere sonico di “Gesamtkunstwerk”, immortale album di Dopplereffekt. Tra queste perle si trova anche la prestigiosa collaborazione con Julie Fedida aka Nancy Fortune (non nuova a duetti coi nordici visti i featurings per The Parallax Corporation, I-F ed Alden Tyrell) che si esterna in un mix tra vibrazioni sintetiche e calda voce umana. Un disco che potremo riascoltare con immenso piacere anche tra vent’anni.
-Compuphonic “Les Environs” -part 1- (Dirty Dancing): Maxime Firket, giovane produttore di Liège (Belgio) è riuscito ad affermarsi grazie all’electro-house iniziata a diffondersi nel 2003. Così, dopo “Analog Sparkles/80’s Cops” e il più fortunato “Placid Corporation” ritorna con un pezzo dalle reminiscenze alla Metro Area, scandito da melodie vibranti e ritmi vagamente italo. La sua è una tranquilla passeggiata che ricalca i primi esperimenti disco-house apparsi sull’olandese Crème nel 2001 e, forse non per caso, è proprio da Crème che arriva il finnico Bangkok Impact con un remix con cui potenzia i grooves e seghetta i suoni avvicinandoli ad una miscela acida tipica delle sue più recenti produzioni. Presto arriverà anche un part 2 con le versioni di Sasse e Muskat Nuss.
-Scuola Furano “G-Funk 3000” -the remixes- (Mantra Vibes): davvero spiazzante questo remix-e.p. nato alla luce del video di “G-Funk 3000”, pezzo estratto dal recente “Max Power E.p.” che ha fatto il giro dell’Europa. Il duo di Gorizia formato da Marco Busolini e Borut Viola si ritrova nelle mani di Niki B & Christian E.F.F.E. (che ne realizzano una versione più ombreggiata), Fabrizio Mammarella (autore di un rework in chiaro stile disco-funk ideale per gli amanti dei suoni alla Lindstrøm) e Santos che gonfia atmosfere sognanti per poi raschiarle con suoni ruvidi. Un elaborato ammirevole per gli Scuola Furano, progetto che i più tempestivi ed attenti avevano già scoperto nel 2004 grazie ad un defragrante album uscito sulla Riotmaker di Udine.
-Diskokaine presents Trans Mania “Boing, Boom, Jack!” (Gomma): autore di questo nuovissimo Gomma è il viennese Wolfram ‘marfloW’ Eckert (affiancato dall’amico Constantin Zeileissen dei Microthol), mente della Diskokaine Records interamente coinvolta in un progetto di matrice italo-electro. Ora però i bassi ottavati e le spensierate cavalcate disco vengono lasciate in disparte e sostituite da un segmento acido e da un approccio old-school. “Boing, Boom, Jack!” infatti sfodera una Tb-303 che, attraverso i suoi bassi corposi e taglienti, corre diretta sui convenzionali 4/4 irradiando un particolare vigore che tende a rovistare nella jackin-house. Sviluppi techno quelli del remix di Patrick Pulsinger mentre altalenante tra house ed una sussurrata electro la versione dell’italiano Alexander Robotnick. Questo di Trans Mania è un canto ruvido che inneggia alla storia della dance dalle attitudini 80’s e dall’animo post-moderno.
-Monika Kruse “On The Nippon Road” (Terminal M): nata da una variante della storica “On The Road”, questa nuova raccolta della Kruse pecca per scontatezza visto che si avvale di pezzi che non si fanno certamente notare per la loro poca reperibilità e ricercatezza formale: da Latex a Matt O’ Brien, da Sweet’n Candy a Solid Groove raggiungendo Microfunk, Nasty & Tresher e “Machine Ate My Homework” del giornalista-musicista inglese Gavin Herlihy. La dj riccioluta non evita nemmeno l’inserimento di hits sulla bocca di tutti come “Mouth To Mouth” di Audion (alias Matthew Dear) e “Bay Of Figs” di Marc Houle che ha, forse inconsapevolmente, reintrodotto l’utilizzo del basso in levare. Per fortuna la Kruse è una purista e rinuncia alle diavolerie che la tecnologia moderna mette a disposizione preferendo la classica consolle attraverso la quale filtra esperienza e classe non disperse in una selezione uguale a mille altre attualmente in circolazione.
-Alex Smoke “Prima Materia” (Soma): l’album “Paradolia” si rivela ancora un ottimo contenitore dal quale prelevare tracce scaturite da una fusione intelligente tra house, ambient e techno. E’ il caso di “Prima Materia” che, oltre ad essere ripresentato in una suggestiva re-edit, viene convogliata in un Abort Mix di oltre undici minuti in cui viene riverberato un basso ebm congiunto ad un incredibile mosaico di devastanti suoni che pulsano e si nascondono dietro un groove scricchiolante. Si sfaldano le barriere dei 4/4, le forme delle patches sembrano liquefarsi sotto l’esplosione di un numero indefinito di fx e cutting che puntano ad inverosimili repeats. Interessante anche l’inedita Vapid Mix di “Always & Forever” (l’original figurava nel “7S Collective E.p.” pubblicato nel 2004 dalla Seventh Sign Recordings) che riprende i passi di una techno che attinge dalle radici deep e che nel contempo si contorce visibilmente sotto il peso di uno sci-fi invadente pronto a stravolgerne la sua naturalezza ed infondere una grinta insperata.
-Jesse Rose “Body Language III” (Get Physical Music): la compilation che ha portato tanta fortuna alla label dei M.A.N.D.Y. e dei Booka Shade tocca il suo terzo volume e lo fa con Jesse Rose. Il dj-producer inglese, a capo della piccola ma già lanciata Front Room Records, stila un tracciato di oltre settanta minuti in cui si condensano ritmi hip-hop a suoni della house e techno new-school spesso circoscritti dalla rediviva acid. A possedere l’intera sequenza è indubbiamente un mood ipnotico, lancinante, circolare e sferico in cui prendono posizione i pezzi di Elon, Alfonso Mango, Laid, Scoper & Bubba e lo stesso Rose con “Didn’t I”, “You’re All Over My Head”, “How Y’All Funk” (edita sotto il moniker di Induceve) e il remix di “Next Stop Chicago” confezionato per Matt Edwards alias Rekid. Il londinese esplora quel che oggi rimane della detroit-techno e della chicago-house. Il tutto confluisce in un sound globale che pare essere il più adatto alle platee del ventunesimo secolo.
Electric greetz