Ricordo quando la musica dei clubs era la ‘underground’, ricordo quando l’inferno era solo quello dantesco, ricordo quando si guardava il Festivalbar registrando le performances dei 2 Unlimited o degli Snap!, ricordo quando gli adolescenti impazzivano coi dischi di Corona ed Ice Mc, ricordo quando i grandi dicevano che gli anni ottanta erano migliori, ricordo quando la techno e la trance macinavano 150 bpm, ricordo quando i dj’s house ci tenevano a scrivere la parola ‘house’ additando la techno come la musica dei ‘fuori di testa’, ricordo quando i dj’s techno snobbavano i dischi a 125 bpm perchè troppo ‘mosci’, ricordo i vocalist che rovinavano la musica coi loro slogans privi di senso, ricordo quando i titoli non potevi cercarli via internet ma solo frequentando i negozi o leggendo sui giornali specializzati, ricordo quando esistevano i free-magazines disponibili nei negozi di dischi, ricordo quando la dance commerciale gonfiava i woofers delle automobili, ricordo quando il mix più brutto e sfigato vendeva almeno mille copie, ricordo quando si vendevano le compilations in doppia cassetta e in vinile, ricordo quando le autoradio a cd costavano ancora troppo e si optava sempre per la cassetta, ricordo quando la musica si comprava e non si scaricava, ricordo quando imperversava l’eurobeat, ricordo quando i Paesi esteri invidiavano le produzioni italiane, ricordo quando Afrika Bambaataa dimenticò l’electrofunk, ricordo quando Alexia cantava ancora in inglese, ricordo quando esplose la dream music, ricordo quando Gigi DAgostino era uno dei dj’s più d’avanguardia, ricordo quando per fare un disco ci volevano un sacco di soldi e soprattutto uno studio professionale, ricordo quando tutto si realizzava con l’hardware, ricordo il Roland Dj 70, ricordo quando la radio più tendenziosa era Italia Network, ricordo che gran parte degli italiani pensava alla techno solo in presenza del basso in levare ed interminabili rullate, ricordo quando la connessione ad internet costava troppo e se la potevano permettere in pochi, ricordo quando esisteva ancora l’hardcore, ricordo quando i discografici dicevano che per vendere ci voleva una buona melodia e magari una forte parte vocale, ricordo quando i dischi li compravi solo al negozio, ricordo quando si ascoltava il programma di Tony H il sabato notte (e lo ascoltavano anche quelli che poi dicono il contrario), ricordo quando i mixati venivano registrati su cassetta, ricordo quando i dj’s usavano solo i dischi, ricordo quando cyborg coloratissimi andavano a ballare la progressive, ricordo quando si additava il duemila come l’anno del futuro ed ora che l’abbiamo superato da ben sei ci sembra tutto uguale a prima se non peggio, ricordo quando l’house si suonava nei privee, ricordo quando esisteva l’house e la techno, ricordo quando i remixes più forti erano quelli di Dave Morales e Todd Terry, ricordo quando la UMM non era solo una linea d’abbigliamento, ricordo quando si pensava alla jungle e alla speed-garage come probabili stili del futuro scenario musicale, ricordo quando Gaetano Parisio si faceva chiamare Gaetek, ricordo quando i dj’s techno recensivano i dischi facendo riferimento unicamente al numero di catalogo, ricordo quando un pezzo era house solo se aveva al suo interno assoli di pianoforti, sax, trombe e cori gospel … ricordate anche voi ?
-Aa.Vv. “Kitsuné Maison 3” (Kitsuné): terzo capitolo dell’avvincente saga germogliata tra le mura dell’ormai popolare etichetta parigina lanciata nel 2003 da Gildas Loaëc aka Roulé e il designer nipponico Masaya Kuroki. I due credono ancora ciecamente nella rave-techno, nell’electrofunk, nel pop elettronico e nell’indie in cui confluisce anche quel che è rimasto del fenomeno electroclash. A perfetta testimonianza di ciò c’è questa raccolta (su vinile e cd) che abbraccia pezzi di Fox N’ Wolf, Alex Gopher, Simian Mobile Disco, Gossip, The Whip, Freeform Five, Klaxons, Dead Disco, Boys Noize, The Valentinos, The World Domination vs Adam Sky ed un’inedita versione di “Zdarlight” dei Digitalism. Un buon piedistallo per gli amanti del suono anticonvenzionale, in bilico tra rock, elettronica e funk, sempre carico nei grooves stagliati intorno a conturbanti e briose synth-lines.
-Ozka “Phutro E.p.” (Aesthetik): nuovo appuntamento con la neolabel fondata da Franco Cangelli e Dj Akî. Il tiro si fa tremendamente techno attorniato da seducenti suoni deep. Se “Indulge” vi (ri)porta allo stile di Jeff Mills e “Criminal” all’ormai dimenticata tribal-techno, “Foff” scende nei suoni tubati e nelle ritmiche attuali in cui crepitii e polvere nei suoni paiono elementi necessari alla buona riuscita. Ultima è “Phuture” con cui si torna a parlare la lingua della detroit-techno: la velocit� di crociera sostenuta, i loops stretti in una morsa tra loro ed una vaga vena tribal non potr� che rincuorare i dj’s che stavano iniziando a credere che la techno dei grooves fosse veramente morta.
-Photocall “Silver Clouds” (Clone): frutto di una licenza prelevata dal catalogo americano Computer Life, “Silver Clouds” si ripresenta (a due anni dalla prima stampa) su Clone a dispetto delle voci di corridoio che l’avevano annunciata sulla vicina Viewlexx. La novit� risiede nel remix di Dexterche ricalca lo stile, ormai ben collaudato, del pfunk. La traccia iniziale di Eli ‘ELI-173’ Epstein e Terrynn Westbrook inizia ad emanare e riflettere una luce nuova che tocca i bassi e le ritmiche di un funk elettronico e psicotico. Nonostante ciò però la mia preferenza continua a cadere sulla magica Voix Version grazie ad un vibe che, in taluni punti, fa volteggiare nell’aria le costruzioni dell’immortale “Space Invaders Are Smoking Grass” (1996).
-James Holden “The Idiots Are Winning” (Border Community): a soli ventisei anni il dj-producer inglese (tra le colonne granitiche della progressive-house europea) dimostra di saper ricostruire quel che è rimasto di genuino nella dance music del duemila allontanandosi dalle ‘corruzioni’ che invece hanno dominato le carriere di tanti altri top dj’s. Il full-lenght folgora all’istante grazie a pezzi come “10101” e “Flute” nelle quali si assapora, seppur piuttosto velatamente, la tipica compattezza e solidit� della progressive-trance. Evoluzioni all’interno di campate ambient si rincorrono poi in “Corduroy”, “Lump” ed “Idiot Clapsolo” transitando per onirici interludi come “Quiet Drumming”, “Lumpette” ed “Intentionally Left Blank”. Non si sente l’odore della copiatura nè degli schiamazzi tipici della dance che oggi viene ingurgitata dalla moltitudine di dj’s europei: “The Idiots Are Winning” rovista nella techno prima maniera e sottolinea la musica da riposo e relax che proprio nella progressive-trance riesce a trovare conforto.
-Martinez “Restructured Layers” (Out Of Orbit Recordings): lo svedese trapiantato in Danimarca realizza un incredibile mix-cd contenente oltre cento tracce: la classica consolle con due piatti e mixer perciò viene messa all’angolo dalle nuove metolodogie di lavoro che gli consentono di sovrapporre, nello stesso istante, sino ad otto pezzi. A venirne fuori è una vera e propria alchemia in grado di coniugare house e techno in settantasei minuti di fibrillante emozione trainata da Phil Stumpf, Reynold, Dibaba, Jussi Pekka, Robert Babicz, Trentemøller ed altri ancora. Il progetto, dal quale si eleva la creativit� e l’indubbia preparazione tecnica dell’autore, sar� messo in commercio dal 12 gennaio 2007.
-Elec Pt 1 “Acid Coloniae” (Bunker): l’oscura label di Guy Tavares non ha mai fatto mistero sulla passione per l’acid e per la jackin’ house, le due linee direttive che emergono con veemenza da questa release #061 firmata da Andreas Gehm. Cinque le tracce (tutte prive di titoli) nelle quali ritmi polverosi di Tr-909 vengono circondati da selvagge acid-lines di Tb-303. L’effetto ricorda, prevedibilmente, lo stile delle produzioni americane che arrivavano in Europa nei primissimi anni novanta. Acid-techno style for your ears.
-In Flagranti “Wronger Than Everyone Else” (Codek Records Europe): il duo formato da Sasha Crnobrnja ed Alex Gloor trova il tempo per completare il primo album (uscito in Francia sin dalla fine di settembre) che riassume le tematiche affrontate in releases come “Superego”, “Nonplusultra”, “Genital Blue Room” e il recente “In The Silver White Box” pubblicato dalla Gomma dei Munk. La passione per l’electro, disco, afro e funk porta i newyorkesi a comporre un ideale mosaico sonoro che scavalca gli stereotipi e che si allontana dai moduli precostruiti odierni. Tra le tante “Are You Ready ?”, “Incarnation”, “Paroli”, “Escapade” e “Subvariety” oltre a pezzi gi� noti come “Melodymaker” e “Bang Bang” interpretata dall’amica G. Rizo che in tanti amano definire la nuova Grace Jones.
-The Mole “Conversations With The Paste E.p.” (Wagon Repair): tra le più intriganti releases messe a segno dalla label di Vancouver sicuramente questo #020 firmato da Colin De La Plante alias The Mole che trascina nel turbinio delle percussioni afro alla Moodymann e nelle andature funk di Larry Levan e Ron Hardy. Ascoltando “Jingover” si viene catapultati in un’ambiente asettico dove claps (veri) ed una valanga di samples prelevati dal campionario anni settanta regalano sensazioni indescrivibili. La pasta del groove è proprio quella tipica dell’afro-funk, futurista e retro nel contempo. Con “Steady Down (Slow Chugger)” invece si percorrono traiettorie più contenute nei bpm ed ipnotiche nel loro meccanico incedere. I filtri continui lasciano ondeggiare con caparbiet� i ritmi cullandoli in un funk riesumato ancora da vecchie incisioni. Musica del passato fatta rivivere nel presente.
-Uffie “Hot Chick” (Ed Banger): dodicesima uscita per la label francese di Pedro ‘Busy P’ Winter, scopritore del talento innato della giovanissima Anna-Catherine Hartley alias Uffie che, attraverso la co-produzione di Mister Oizo, coniuga con straordinaria abilit� electro, hip-hop e miami bass. “Hot Chic” mette vicino allo stile delle sfavillanti Chicks On Speed la strada digital-rap che qualche anno fa pareva volare alto nelle preferenze dei top dj’s europei. “In Charge” invece fa sfoggio di soluzioni derivate da amori drum’n’bass e dark electro, entrambi al polo opposto del commerciale che oggi si chiama electro-house.
-Crackdown “Sensoria” (BluFin): per il giovane duo italiano lo sbarco sulla BluFin di Colonia crea un lieve distacco dalle passioni electronic-wave-ebm filtrate dal recente “Noise To Noia E.p.” (su Space Factory) a favore di costrutti e soluzioni moderne tipiche di artisti come John Acquaviva, Marc Romboy e Tobias Lützenkirchen. Da “Sensoria” infatti emerge un gusto ‘dahlbäckiano’ ben calibrato tra beats ed assoli di basso che, con frequenza, attorniano suoni striduli tipici della scuola electro-house. Perfetto abito BluFin è quello di “Politic Velvet” scandito tra echi vintage (cowbell e rimshots) e suoni dalle tonalit� acute (Systematic docet) increspati sino a tangere lidi dark. Il package contiene anche un remix di “Sensoria” ad opera di Kolombo che focalizza l’attenzione sull’aspetto più minimale adoperando sub-bass, percussioni a punta e classici low-fi per sporcare il groove.
-Dj Zè Mig. L “Daddy Got Hits vol. 3” (Minimalistix): il portoghese José Miguel Efigénio Da Silva (leggi Zemighel) ritorna sulla belga Minimalistix con un e.p. ruggente rivolto agli amanti della techno vecchia maniera. A scorrere nelle quattro tracce sono i loops tipici dell’hardgroove, serrati e a volte tranciati da strampalati samples di musica latina. Di rilevo il remix di Danny Casseau che spolvera i ritmi pulendoli e rendendoli più lineari grazie ad una scelta oculata di suoni che combaciano perfettamente con la funky-techno delle annate 2001-2002.
-Sunset Blvd. “Tell Me About America” (Klik): inizialmente mostratosi come Sunset Boulevard, George Doudos preferisce dare un lieve ritocco allo pseudonimo. Poche invece le modifiche nel sound rispetto al primo album “Versions Of Truth” (2005) che gi� lasciava scorrere un flusso musicale in bilico tra dance e lounge. Qui si batte la strada del ‘popgressive’ (un mix tra pop e progressive d’ispirazione inglese) a volte smorzato da strumenti inusuali come fisarmonica (“Battery Calm”), sax (“Comin”) e tromba (“Cigarette Springs”). Definire ‘dance’ la musica di Sunset Blvd. potrebbe essere un errore alquanto grossolano visto che “Tell Me About America” è intarsiato di elementi che vanno ben al di l� della classica battuta quaternaria da consumare in discoteca.
-Kevin Gorman “Dmx” (International Deejay Gigolo): arriva da Manchester il nuovo artista messo sotto contratto da Dj Hell. In “Dmx” (forse ispirata dalla mitica drum-machine Oberheim con la quale i New Order edificarono la gloriosa “Blue Monday”) i ritmi appaiono ben articolati, saltellanti ed intrisi di quel low-fi divenuto ormai modaiolo. “Riddim” però lascia scemare condizione technoide diminuendo il contrasto dei beats violenti ed incamminandosi in direzione del minimal-clickin’ style. A sottolinearla è una vaga impronta dark e i soliti glitches che però non fanno nulla per differenziare il contenuto della traccia da quello di migliaia di pezzi attualmente in circolazione. Dove sar� finita la voglia di osare che ha (quasi) sempre contraddistinto la label di Hell ? Speriamo di non dover rimanere a lungo in balia di questo amletico dubbio.
-Aa.Vv. “Pop Ambient 2007” (Kompakt): più volte espostasi attraversi dischi che facevano combaciare, come per magia, la techno con l’ambient, la Kompakt di Colonia realizza la nuova compilation attraverso la quale si accosta, senza mezze misure, alla soavit� e alle melodie trasognate di un genere musicale spesso adoperato nelle sale di decompressione. Dieci le tracce che la raccolta racchiude sotto il progetto “Pop Ambient” nato nel 2001: da “Hafen” di Popnoname a “Nach 1912” di Wolfgang Voigt (sotto lo pseudonimo Gas), da “Kappsta” di The Field a “Next To The Field” di Thomas Fehlmann (la met� degli Orb), da “Das Wunder Der Kulperhütte” di Jörg Burger alias Triola a “Ruined In A Day (Buenos Aires)” di Klimek sino ad Andrew Thomas, Ulf Lohmann, Marsen Jules e Markus Guentner con la sognante “Altocomulus Opacus”.
Electric greetz