A Terence Fixmer spetta il merito di aver reintrodotto nella cultura della musica elettronica contemporanea il culto per l’ebm (electronic body music) nato e diffusosi intorno alla metà degli anni ottanta grazie a bands passate alla storia come Nitzer Ebb, Front 242, D.A.F. e Klinik. Fu proprio da questi nomi che negli anni novanta, sotto pseudonimi come Scanner, Alpha Process e Cyborg (quest’ultimo approdato anche sull’italiana Outta Records), il producer di Lille trae gli spunti necessari per iniziare la sua carriera definitivamente consacrata alla fine del decennio scorso grazie all’entrata nella famiglia Gigolo Records. Hell è talmente innamorato della new-ebm tanto da licenziare “Electrostatic” sulla sua label che fa da apripista per una sequela di successi mai interrotta e coronata dalla collaborazione con Douglas McCarthy, il leggendario frontman dei Nizter Ebb. La grande news autunnale di Fixmer riguarda l’uscita (su Out Of Line) di “Muscle Collection”, una vera e propria antologia che si snoda attraverso due cd’s. Col primo si mette a fuoco una selezione di tracce edite dal 1998 al 2004 solo su vinile (tratte dai cataloghi Planete Rouge, Gigolo, Music Man e Citizen) affiancate da alcuni unreleased mentre nel secondo s’intravede una riedizione del primo ed indimenticabile album “Muscle Machine” rilasciato nel 2001. Da “Out Of My Head” a “Red Section”, da “Cerveaux Sans Âmes” a “Peplum”, da “She Said Destroy” ad “Aktion Mekanik Theme” per finire all’inedita “Kick! Kick”! Kick!” e ai remix realizzati per “Eurocold” di The Hacker e “Zerox Machine” delle Client, la band inglese scoperta e prodotta da Andy Fletcher dei Depeche Mode. Il secondo disco rinfresca le idee a chi aveva dimenticato il Fixmer più combattivo di un tempo attraverso emblematiche tracce come “Electric Vision”, “Fixated Robot Warrior”, “Rage”, “Warm”, “Body Pressure”, “Armée Des Ténèbres” ed “Across The Gate”. Oltre all’interessantissimo progetto che far� felici i fans del francese (da due anni in giro per il mondo in compagnia del gi� citato Douglas McCarthy per una serie di esplosivi live-acts) troviamo l’imminente “Passion E.p.” sulla Datapunk di Anthony Rother (che racchiuder� “Passion” ed “Hold Me”) e il remix realizzato per “Adora Of Their Alice” della band pop Indochine.
-Thomas P. Heckmann “Tangents” (BPitch Control): è davvero difficile ritrovare Heckmann (un tempo vigoroso e spregiudicato) in dischi come questo che segnano un evidente mutamento stilistico. L’eroe di Mainz infatti abbandona del tutto l’electro-ebm-techno a favore di costrutti più essenziali, asciutti e radicalmente poco ‘rumorosi’. Suoni pizzicati ed andature saltellanti fanno ingresso in “Medusa” e “Strobe” affiancando la title-track che scuote da lontano la minimal-techno sfilando lievi impronte groovy nella stesura. Non avremmo mai potuto immaginare un Heckmann così.
-John Foxx & Louis Gordon “From Trash” (Metamatic): l’ex-leader degli Ultravox! (prima dell’arrivo di Midge Ure) ritorna col follow-up di “Crash And Burn” uscito nel 2003. L’album tende ancora a dimostrare il connubio tra electro e pop, tra la musica spesso considerata ‘fredda e desolata’ e quella che freme di vita e calore. “From Trash” si commenta da solo facendo rivivere sprazzi dei primi Ultravox! miscelati ad impronte di elettronica pionieristica riverberate nei primi anni ottanta. Tra i più belli “Impossible”, “A Million Cars” e l’intimista “Never Let Me Go” che trascina verso ricordi punk (“Friendly Fire”) ed epiche rivelazioni (“The One Who Walks Through You”). Imperdibile.
-Jean-Paul Bondy “Something Is Not Right” -remixes- (Compost): originario di Detroit, nel ’93 lascia la citt� dei motori per raggiungere la più solare Los Angeles dove incontra Justin Maxwell e fonda il leggendario duo Volsoc. Ora riappare in veste da solista sulla label di Michael Reinboth con un bel mix che frulla new-wave, techno ed hip-hop. L’influenza del ghetto viene dalle liriche dei Blood Of Abrahm mentre il gusto per la vecchia techno (più esagerata nei toni e nei tagli di frequenza) emerge nell’Original ravvivata da svirgolate acide. Due i remix: quello dei Robag Wruhme punta ad un sound psicotico ed altalenante tra deep e techno tenebrosa mentre quello di Si Begg ci fa riassaporare il gusto dell’industrial-electro, stile che l’artista ha voluto riportare in auge nonostante la moda contraria.
-Terry Lee Brown Junior “Terry’s Cafe 9” (Plastic City): dedicato ai cultori del sound tech-house tanto in voga qualche anno fa, questo nono episodio di “Terry’s Cafe” riporta all’attenzione la storica Plastic City, vera protagonista della dance europea più alternativa alla met� degli anni novanta. Terry Lee Brown Junior (ovvero Norman Feller) fa leva sulle sonorit� trasmesse dalla house, recupera quel che è rimasto dell’old-school e del classico, mostra uno spirito derivato dall’incrocio tra ritmiche percussive ed ambientazioni deep. Per esternare ciò si serve delle tracce di Kerry Chandler, Gideon, Pete Moss, Lovebirds, Gui Boratto, Forteba, G-Man ed altri ancora. Una raccolta che lascia traspirare un amore più americano che tedesco.
-Dan Berkson “People” (Saw Recordings): “People” pigia i tasti dei digitalismi tedeschi dell’ultima ora ma si orna con elementi più concettuali. L’Original è la sintesi dell’electrofunk circondata da una cornice synth-pop kraftwerkiana e da basslines incalzanti e taglienti come affilate lame di rasoio. Poi appaiono vaghi richiami hip-hop che si linkano ad Afrika Bambaataa e melodie che potrebbero dare la mano al Bangkok Impact di qualche tempo fa. Più graffiante e frondosa la Dub sul lato opposto. L’ennesima conferma per la label americana diretta da Satoshi Tomiie.
-Traxx Dillaz “15 Years On Acid” (Level 75): poco prolifica ma sempre interessante la Level 75, label francese nata nel 2005 come sussidiaria della più anziana Heretik. In questa release #005 si guarda al passato, in particolare alla scena acid di fine anni ottanta. Non a caso “15 Years On Acid” sintetizza l’evoluzione della musica del bassline sebbene non figuri il classico 303 lasciando sfogare linee rave spesse e pungenti come aghi. Più aderente alla cosiddetta ‘french-techno’ è “Don’t Funk” (col featuring di Probe 1) in cui ritroviamo i parametri emblematici della techno vecchia maniera col bassline che viene centrifugato e colato in arrabbiati grooves.
-Aa.Vv. “Altroverso vol. 4” (Altroverso): è il capitolino Dj Misk a ‘mischiare’ con sagacia i ritmi della minimal-techno meno banale uscita nelle ultime settimane. Spiccata (come sempre) la predilezione per il materiale teutonico fornito da Xenia Beliayeva, Misc., Lars-Christian Müller, Ruede Hagelstein e molti altri. La presenza italiana s’avverte solo con “Milioni Di Milioni” tratto dall’ultimo singolo che il sardo Renato Figoli (uno dei nuovi talenti che il nostro Paese ha esportato con maggior successo) ha rilasciato sulla Trapez di Colonia. Il tutto è mixato, senza alcun inserimento digitale, in un percorso privo di interruzioni fatto da diciotto tracce alternative che compongono il mosaico ideale di una compilation orientata ai clubs e alla voglia di ballare sempre con la testa sulle spalle.
-The Presets “I Go Hard, I Go Home” (Modular Recordings): il duo formato da Julian Hamilton e Kim Moyes torna ad incidere per l’australiana Modular, la prima a credere in loro ancor prima che Dj Hell si accorgesse delle potenzialit� dell’album “Beams” ristampato quest’anno su Gigolo. Adesso è tempo di riscoprire una delle tracce racchiuse in esso, “I Go Hard, I Go Home”, rimaneggiata da Ascii.Disko (forse un pò troppo tribaleggiante), The Juan Maclean (ottimo matrimonio tra electro e funk) e Dj Hell (coadiuvato da Mijk Van Dijk) con un rework che profuma di techno old-school (ricordate Crack: We Are Rock ?). La versione in questione verr� ripubblicata a breve anche su International Deejay Gigolo.
-Michoacan “Basshead” (Lektroluv Records): dietro la poco delineata figura di Michoacan si cela il talentuoso Fernando Miranda Rios capace di stabilire un contatto solido e roccioso tra funk, electro e house. “Basshead (Headgames)” (proposta in anteprima nella “007” di Dr. Lektroluv) ricorda la magia di Hans-Peter Lindstrøm legando gli anni novanta ai settanta transitando poi per la moderna electro dagli sbiaditi ricordi anni ottanta. Per “D.S.S.G.” invece l’autore svaligia l’immenso campionario messo a disposizione dalla musica del passato e mette in stretta connessione l’house, il rock, la disco e l’electro. Il pezzo suona come un disco Gomma cantato da LCD Soundsystem e remixato da Trevor ‘Playgroup’ Jackson. Ps: segnalo l’uscita, quasi contemporanea, di “She’s Sent” (su Tiny Sticks), che annovera gli ambiziosi remix di The Emperor Machine e del ‘nostro’ Fabrizio Mammarella.
-Silicone Soul “Damascene Moments” (Soma): nuovo singolo tratto dal recente album “Save Our Souls” per Craig Morrison e Graeme Reedie, ormai uno dei gruppi che la Scozia esporta con maggior facilit� . Nell’Original si ritrova un pò della magia di “Staring Into Space” (2005) grazie ad influenze che portano a pensare ai Depeche Mode e New Order abbinate ai canonici 4/4 della dance. La White Rose Dub invece s’addentra in itinerari più melmosi ed oscuri assomigliando un pò ai primi GoodLife (leggi Oxia e The Hacker) con qualche strappo electro in più. Sar� ufficialmente in vendita dal prossimo 4 dicembre.
-MB “Metamorph” (Toxic Records): nata nel 1995 sotto il tetto di A&S e cresciuta con artisti del calibro di Voltage Club, Delta, Dj Dex, Dj Glenn e il mitico Robert Armani, la Toxic riappare (ora protetta dall’ala di Solid Music) col disco di Major Bryce. L’artista si lascia affiancare da Jonathan Picquette per “The Messenger” e “Killer Beat” con cui si ripassano i verbi della jumpy-techno belga prodotta negli anni novanta. Punto di forza però è “Metamorph” con cui riscopriamo l’amore per l’hardtribe spezzata da un infuocato break. Dopo averla suonata il proprietario del locale potrebbe citarvi per danni poichè costretto a contattare una ditta per ricostruire e rinforzare i muri portanti.
-Groove Rebels “5 Jahre 50 Grad” (Alphabet City): ci pensano i Groove Rebels (Rimah ‘Dj Deekay’ Khalouf e Kai ‘Skai’ Schmidt) a selezionare e mixare le tracce della compilation che celebra il quinto anno d’attivit� del club nel quale suonano ogni weekend. Il 50 Grad di Mainz, divenuto uno dei locali più prestigiosi della Germania, offre la panoramica electronic-techno-house ora esternata attraverso la compilation ufficiale che raccoglie tracce di Booka Shade, Tiefschwarz, Rekleiner, Gui Boratto, Martin Landsky, Marc Romboy, Sterofunk, Extrawelt, Gregor Tresher, Gabriel Ananda ed altri. Tanti auguri al club che ogni settimana riesce a far ballare migliaia di giovani sotto le lampeggianti luci stroboscopiche.
-John Tejada “Cleaning Sounds Is A Filthy Business” (Palette Recordings): il californiano rifonda il concetto di ‘minimal’ insediandosi in una musicalit� più accesa e dirompente che prende subito valore in “What Happened To Manners ?” ove un basso electropop s’alterna a suoni tipicamente electro e da videogames arcade. Bit dopo bit il disco rivela elementi frementi di rimescolare le caratteristiche della techno e della house: appaiono in sequenza “Clever Bunch” (il basso rotondo fa da contorno a patches liquide), “Mutation” (in cui sposta il baricentro verso l’electro alla Lowfish), “Folding Room” (squartata in più punti da bassi dilanianti e continui filtri) e “The End Of It All” che richiama a sè il pop 80’s e il tipico tremore del low-fi. A venirne fuori è un Tejada più maturo ed intraprendente, coraggioso nel voler partorire un minimal più futuristico ed immerso in materie electroidi e che non pecca mai di eccessiva artificiosit� .
-Alterno 79 “GTI” (Hammarskjöld): una buona giocata quella della label diretta dai Phunklarique che si accinge a rilasciare il suo #006. Si passa dall’Original che lascia vibrare una particolare dark-techno-house dal retrogusto pop al remix di Dejonka che spezzetta i bassi e si fionda verso un segmento più modaiolo per finire alle versioni dei Groove Rebels (più electro-minimal-house con una bella pausa di noize) e di Tobias Lützenkirchen che devasta la dancefloor col suo stile creato dagli incastri che tanto rammentano la metodologia della scuola detroitiana riletta in chiave elettronica.
-Artist Unknown “Present” (Datapunk): a sei anni dall’album “Future” e a quattro dall’singolo “Errorist”, gli Artist Unknown (ovvero Clemens Kahlcke e Mike Vamp, meglio noti al pubblico come Märtini Brös) tornano a vestire i panni misteriosi che per lungo tempo hanno alimentato la musica gonfiata da referenze dark e gotiche. Le tracce di questo nuovissimo lp ritrovano frequentemente accenni ebm e techno che scavano nel mare dei ricordi trovando appigli americani (acid-chicago in primis). In fuga dalle troppe banalit� degli ultimi tempi, gli Artist Unknown (che ora non sono più così ‘unknown’) tornano a parlare la lingua dell’electro lasciata appartata per quattro lunghi anni.
-Aa.Vv. “Jukebox Buddha” (Staubgold): l’idea per questa raccolta emerge dal Buddha Machine, una macchinetta simile ad una vecchia radiolina di sole frequenze AM alimentata da due semplici batterie ed ideata dagli FM3 (Christiaan Virant e Zhang Jian) capace di generare i classici suoni della cultura cinese e del sud-est asiatico. Attraverso questa soundbox quindici artisti (tra cui Robert Henke alias Monolake, Thomas Fehlmann degli Orb, Jan Jelinek e Blixa Bargeld degli Einsturzende Neubauten) hanno esplorato il suono meditativo tipico del karma asiatico connesso direttamente alle materie oniriche di Brian Eno.
Electric greetz