Sono passati ormai oltre quattro anni da quando il piemontese Mauro Picotto ha fondato Meganite, struttura dietro la quale ruotano eventi di spessore e produzioni discografiche, non certamente frequenti ma degne di nota. Snodate tra clubs celeberrimi come l’Arc di New York, il Ministry Of Sound di Londra e lo Space di Miami, le date di Meganite rappresentano oggi uno dei poli di maggior aggregazione per gli amanti della musica dance elettronica europea nata sotto i sentori della techno. Così, dopo due estati ibizenche piene zeppe di successi raccolti in coppia con Chris Liebing, Picotto seleziona e mixa il volume 3 di “Meganite”, la raccolta che ingloba in sè l’esperienza di suoni e vibrazioni che il popolare dj-producer acquisisce attraverso le numerose serate intorno al mondo. Un vero e proprio caleidoscopio di grooves techno ed elettronica che esaltano il dancefloor e riscaldano le atmosfere per questo atteso capitolo la cui uscita è stata schedulata per il prossimo 28 agosto. I piedi seguono i ritmi serrati di pezzi come “Artology” di Johannes Heil, “MPX309” di Joris Voorn, “Neon” di Gregor Tresher, “Emmin” di Hardcell, “Impulse” di Pascal F.E.O.S. ed “As If Dubs” di Adam Beyer & Jesper Dahlback. Ma Picotto non tralascia il lato più trendy dell’electro che attualmente spopola in Europa e così tira fuori anche tracce come “Cheap Tricks” di Bodzin & Huntemann, “The Plattform” di HUG, “Neontrance” di Tigerskin e “Red Purple” di Thomas Schumacher. “Meganite 3” accoglie anche pezzi che escono direttamente dai satelliti di Meganite ovvero Alchemy e Taotek: da “You Know What To Do” di Riccardo Ferri al tortuoso “Flex” di Gabry Fasano sino alle gi� conosciute “Caracas” e “Meganite” dello stesso Picotto. Il package, come tradizione ormai vuole, racchiude anche un dvd in grado di trasportare l’ascoltatore direttamente al centro della pista dei tanto blasonati party ibizenchi. Picotto conferma, per l’ennesima volta, l’indubbia capacit� di saper far ballare il pubblico. E, a dispetto di tutti coloro che lo davano per spacciato dopo l’abbandono di BXR, prosegue la sua corsa sui piani alti della scena musicale internazionale.
-Tom Dazing “Last Night In My Body” (MB Selektions): seconda apparizione per il giovane Tom Van Der Kelen (dopo “Intenze” su Toys For Boys) che approda sulla sussidiaria di MB Elektronics, lì dove hanno inciso personaggi del calibro di Claude Young, Axel Karakasis, Takaaki Itoh, Redhead, Maxx Cavalerra e l’honcho Marco Bailey. Innamorato dell’hardgroove, il giovane (di soli 21 anni) si lascia andare su un’oscura dark-techno con la sinistra “Last Night In My Body” che solo alla fine apre i toni e lo fa assomigliare ai recenti brani di Johannes Heil. Poi “Business Complex” edificata su ritmi moderni e bassi acidi saltellanti e “Tristesse” ove il beat viene lasciato da parte per far spazio ad un longilineo costrutto di ambient-techno nel quale fa eco la pioggia e il vento dei ricordi.
-Mr. Pauli “Don’t Want To Be You” (Viewlexx): un ritorno da lodare questo di Ingmar Pauli che riscopre il sound hi-nrg degli anni ottanta. Il nesso emerge vistosamente con la title-track che ricrea la magia dei pezzi ‘megatoniani’ di Patrick Cowley con parti vocali eseguite al vocoder al posto della voce di Sylvester. Simile il discorso per “Satisfaction” ove si rincorrono echi alla Bobby ‘O’ Orlando massicciamente scanditi da un anthem electrodisco in 4/4 simile alle produzioni di Alden Tyrell. Più old-school è il sound di “Lo Mas” frastagliata su beats sincopati della 808 avvinghiati a disegni di basso electro. Voto alto anche per “Show You Why” spruzzata dal sound alla Ural 13 Diktators. Un disco di gran valore questo di Mr. Pauli che finalmente ha riportato la label di I-F agli splendori di una volta dopo una serie di releases non banali ma forse troppo sdolcinate ed anche un pò incolori.
-Stefan Tretau “Trendsport” (Simple Muzik): appare sulla ‘figlia’ di Holzplatten (risvegliatasi da un lungo torpore iniziato nel 2004) il nuovo disco di Stefan Tretau noto anche come Stobbert. Con “Winter Apfel” si pigiano i tasti della minimal-techno assai condizionata dal creepy sound tanto in voga nell’ultimo periodo; più ciclica è “Das Siebte Tablett” sebbene sfrutti in parte i suoni modaioli che danno colore ad un buon 80% dell’attuale produzione teutonica. Il lato b è occupato da “Gamer”, un curioso puzzle nato seguendo le costruzioni detroitiane ma imperniato sul tendenzioso microsound rivisto anche dal bravo Björn Bommersheim che, dimenticando le sue vecchie e più selvagge releases, si dedica esclusivamente al glitch.
-Group Of People “Theme From A Group Of People” (Parfüm): pare che dietro questo progetto si celino gli stessi produttori di Baxendale e, a giudicare il sound, parrebbe che l’ipotesi non sia poi così tanto azzardata. La main-track snocciola una pura electro-pop solare ed estiva che poi, in “Group Dynamics”, s’incunea un pò verso il funk. Gli anni ottanta riecheggiano con impeto anche in “Square To Be Hip” e poi, per concludere, il pop-wave di “The Limit (Halftime)” che è poco più di una ballata romantica. Buono il ritorno della piccola Parfüm, la label tedesca nata nel ’99 che ora rilascia il suo #006.
-The Model “The Angels Unknown Fears E.p.” (International Deejay Gigolo): presentato attraverso la “Gigolo Compilation 8” del 2005 con “Give In To Me” il rumeno Radu Munteanu aka The Model torna su vinile dopo la recente esperienza con la Traum. La traccia che fornisce il titolo a questo e.p. (in tutti gli stores dal 28 agosto) ha il gusto di una vera techno-retro, chiaramente ispirata dalle produzioni europee dei primi anni novanta con infiltrazioni trance ed un gusto hypno. “Are You Always On My Mind” invece pare partorita in seno ad un’electro-techno meccanica, forse derivata dal sound alla Carretta e, perchè no, dei primi Alter Ego ancora lontani dalle luci accecanti dei riflettori.
-Lawrence “Along The Wire” (Ladomat/Dial): nuova collaborazione tra Ladomat e Dial che porta alla stampa del nuovo disco di Peter Kersten alias Lawrence (uno dei fondatori della stessa Dial assieme a Carsten Jost e Turner). Per l’occasione “Along The Wire” appare nelle versioni remix di Aksel ‘Superpitcher’ Schaufler e Troy Pierce. Il primo forgia un vero trip mosso all’interno di una fusione tra dream, trance ed electro sognante dominata impavidamente dalle melodie di archi; il secondo invece opta per una soluzione maggiormente scura lievitata sul minimal rumorista e spesso intervallato da suoni lugubri e sinistri. In particolar modo con la Black Boots Mix si vanno a scomodare le ritmiche sincopate dell’electro abbinate al suono deep che non sfigurerebbe affatto come soundtrack.
-A Guy Called Gerald “Proto Acid -The Berlin Session” (Laboratory Instinct): registrato lo scorso 11 febbraio presso il Diehold Studio in una vera e propria session edificata su due laptop ed un mixer, il nuovo album di Gerald Simpson raccoglie a piene mani l’eredit� della scena techno ed house d’oltreoceano, quella sbocciata alla fine degli anni ottanta tra Detroit e Chicago. Questa è jackin-house in cui passa in rassegna anche la rediviva acid ma non carburata solo col classico Tb-303. Simpson infatti, nelle 24 tracce, scardina le fin troppo semplicistiche vibrazioni di oscillatori e le ormai iper-collaudate aperture incrociate di cutoff e resonance e finisce col parlare la lingua del ‘proto acid’. Sicuramente il disco più dance che la Laboratory Instinct abbia mai pubblicato sinora.
-Groove Rebels “Touch It” (Hammarskjöld): il duo composto da Rimah ‘Dj Dekay’ Khalouf e Kai ‘Skai’ Schmidt torna su plastica circolare a pochi mesi dalla pubblicazione di “Tetris” su Polo. Con “Touch It” tirano fuori dal cilindro magico un’euforica minimal-techno decisa nei movimenti e mai noiosa grazie ad una variegata stesura nella quale approdano anche rullate di snare e voci osè. Due i remix: quello di Dejonka, ispirato dal sound squadrato alla Trentemøller, e quello di Phunklarique (approdato nel 2005 anche all’italiana Paprika di Mauro Naccarato) che smuove linfe acide e sequenziali alla Tiefschwarz nuova maniera. Electro-house a manetta insomma.
-Echologist “Explorations Vol. 1” (Mule Musiq): Brendon Moeller nasce a Johannesburg (Sud Africa) nel ’68 e il suo primo amore fu il rock, quello di bands come The Stooges, Velvet Underground e Nick Cave. Poi il balzo sul versante elettronico con The Orb che lo porta a comporre gemme come questo album carico di musica deep e tech-house, ideale per le platee che non si sono lasciate imbambolare dal sound trendy. Uscito a novembre in Giappone, “Explorations Vol. 1” riappare anche in Europa col suo carico sensuale, nebbioso e vicino per timbriche al mondo Kanzleramt. Tra le più convincenti trovo “Hypnotech”, “Crispy” e “Constant Elevation” nella quale si respira anche un pò di house anni novanta. Dalla tracklist manca però il suggestivo remix che Dub Archanoid Trim ha confezionato per “Dreamscapes” andato a finire solo nell’edizione riservata al pubblico nipponico.
-Larsson “Automat” (BPitch Control): la ‘famiglia’ di Ellen Allien continua ad allargarsi: nuovo arrivato è Larsson che debutta in questi torridi giorni di agosto con una doppietta di sound techno-minimal-funk. Melodie gelide e cementate in grooves iper-ballabili caratterizzano in modo sostanziale “Automat” mentre un’anima decisamente più techno affiora dalle misure di “Point”, con molta probabilit� nata dopo l’ascolto di produzioni anni novanta. Chiude “De Luxe”, la più modaiola e trendy, con cui la BPC si assicura ancora un posto al sole (al costo di scottarsi viste le temperature).
-Dapayk Solo “Impulsion Parasite” (Mo’s Ferry Productions): Niklas Worgt, tra i migliori alfieri del microsound che la Germania degli ultimi anni ha fatto scendere in campo, ritorna nella veste di Dapayk Solo con questo singolo che anticipa l’uscita dell’album omonimo previsto per la met� di settembre. “Marek Stolpert” mette in subbuglio toni metallici e ritmi electroidi secchi come foglie d’autunno e raffreddati dal gelo polare. Con “Hollis” invece l’autore si diverte nel giocare i suoni col pitch alzato di qualche tacca per poi tranciarli da voci un pò sinistre e lugubri. House seminale quella di Dapayk, mentale nel suo incedere quasi ossessivo e corrosa dai noizes sparsi lungo la stesura.
-Da Nu Alliance “Action” (Bikinitracks): dietro questo memorabile progetto tedesco si nascondono nientemeno che Olaf ‘O-Jay’ Jeglitza e Jeff FX, gli stessi di M.C.Sar & The Real McCoy balzati agli onori della cronaca per hits come “Another Night”, “Run Away” e “Pump Up The Jam”, rifacimento del classico dei Technotronic. Per l’occasione i due riprendono un pezzo del 1988 lasciando a Daniel ‘Düse’ Peter il compito di riportarlo ad una formula moderna attraverso un mosaico post-house ed italo-funk. Bravi anche Phunklarique & Dejonka (i due di Hammarskjöld) con una formula più groovosa ed arricchita da bassi saltellanti come canguri. Poi Duce & Dj Jeff FX col loro mix tra electro e break (molto old-school) e Paradogs con un tool che ricorda lo stile della capitolina Pigna.
-Q-Ram “Break It Down” (BluFin): BluFin nuovamente all’attacco col suo #013 la cui uscita è prevista per la fine di agosto. Al banco mixer questa volta incontriamo Q-Ram, inedito progetto nato dalla collaborazione tra il nipponico Masaya ‘Q-Hey’ Kyuhei (fondatore della label techno Moon Age) e il tedesco Ramon Zenker che non necessita sicuramente di presentazioni. “Break It Down” è stata prodotta a Tokyo con l’intento di (s)muovere le platee europee grazie ad un sound electro-techno-house. Ritmi secchi e basslines in prima linea danno colore alle tre versioni disponibili sul vinile, simili tra loro e suonabilissime anche sulle dancefloors italiane. Peccato però che la vena technoide di Q-Hey sia rimasta fin troppo nascosta tra i suoni trendy su cui la BluFin ha sempre fatto affidamento.
-Pop 3 “I Never Sleep” (Neopren): lasciandosi alle spalle svariati progetti paralleli (audiovisuals e design ipermoderni) T.K. Kim e M. Monroe (alias Pop 3) escono nuovamente allo scoperto (dopo “Love Machine” su Tongut) con un bel pezzo che apre il catalogo della Neopren. La Club mix, a mio avviso da gustare col pitch più basso rispetto allo 0, ci porge un fine assemblaggio tra tech-house ed influssi alla Faithless. A seguirla è un taglio edit ad opera di Humantronic che opta per una soluzione ancora groovy e farcita dal deep. Il lato b è quello dei remix: Cabanne sceglie la via più glitch e rumorista mentre James Taylor (si, proprio quello degli Swayzak) percorre un sensuale deep che mi fa tornare alla mente datati lavori marchiati Superstition.
-Billy Nasty “Imperfection” (Datapunk): la ‘testa’ di Tortured ed Electrix approda sulla tedesca Datapunk dell’amico Anthony Rother. Spinto dalla recente collaborazione con Gregor Tresher (senti “Black Sorcery E.p.”), il londinese continua a stringere la mano all’electro old-school, la stessa che incanta i sostenitori della sua Electrix. “Ironic Warfare” ricorda molto il primo Rother con movimenti sincopati e saw-tooth in primo piano mentre “Imperfection” ridefinisce i 4/4 assemblati su strings melanconiche. Si vocifera che presto arriver� anche un album.
-Alex Smoke “Make My Day” -remixes- (Soma): nuovo estratto da “Paradolia”, uno degli album più acclamati dell’anno, “Make My Day” riappare nella veste di singolo. Oltre alla gi� conosciuta Original, un perfetto mix tra glitch low-fi e sensualit� deep, troverete il remix di Jeff McIwain aka Lusine (alfiere della Ghostly) con le personalissime timbriche dai tocchi abstract e pseudo-progressive e quello di Darren J. Cunningham alias Actress che invece cambia tutto e tira fuori suoni sporchi e ritmiche breaks. Da segnalare anche “Snider”, curioso esperimento che rispolvera la polverosa techno di Detroit lasciandola scorrere su dolci melodie da carillon.
-Whirlpool Productions “From: Disco To: Disco” (Swings): tralasciando le stampe su Great Stuff che ho trovato un pò troppo scialbe, preferisco segnalare questo nuovo Swings dal quale si erge la versione di Jake Bullit contrassegnata dall’impronta nitida di una dirty-disco che ricorda certe cose alla Hong Kong Counterfeit o, ancor meglio, alla Catnip (Luke Eargoggle + Legowelt). Impareggiabile anche la polposa visione di Stuart Price (questa volta nascosto dietro le quinte di Les Rythmes Digitales) che elettrizza le voci, le filtra attraverso un pitch che vola in alto e che poi si assesta in un bel tune italo-funk. La storia di questo pezzo, emerso per magia dall’album “Dense Music” del 1996, riprende ed una nuova generazione di clubgoers potr� cimentarsi in quello che circa dieci anni fa era chiamato amichevolmente il ‘ballo dell’ubriaco’.
I wish you electric summer. See you again on next september.