Intervista a Sasse Freestyle Man di Giosuè Impellizzeri 04/05/2006

Si chiama Klas Lindblad, è finlandese ed oggi rappresenta uno dei pilastri fondamentali della scena ‘post-house’ europea. I più attenti hanno già capito che si parla di Sasse Freestyle Man, infaticabile plasmatore di beats che per i suoi numerosi esperimenti musicali preferisce giocare a nascondino dietro svariati alter ego come Morris Brown, Sassomatic, Thirsty Monk e Winston Fletcher. Il suo mondo è quello della Moodmusic, la piattaforma fondata intorno alla metà degli anni ’90 in quel di Turku e poi trasferitasi a Berlino. E’ proprio com Moodmusic che l’artista finnico cerca di dare un senso alla scena musicale nordica che risente molto delle influenze rock e pop ma che, certamente non poco frequentemente, ha fornito ottimi esempi di musica elettronica con artisti di rilievo internazionale (tra i primi ad essere citati Jori ‘Zyntherius’ Hulkkonen e i Röyksopp seguiti da una vera e propria sequela di nomi sotterranei come Mr. Velcro Fastener, Imatran Voima, Polytron, Huaraton, Konrad West, New York City Survivor, Bangkok Impact, V.U.L.V.A., Nu Science, Putsch ’79, Tero e i dispersi Ural 13 Diktators). Quello di Sasse è un mondo particolare che trae spunto da stili come la house, la techno e l’italo che si è recentemente apprezzata in "Loosing Touch" realizzata in coppia con Kiki. Poi una lunga sequenza di remix per artisti come Syncope, Thugfucker e Star You Star Me che lo proiettano al centro della scena continentale che al momento freme per l’arrivo del suo primo full-lenght.

Ciao Klas e benvenuto su Technodisco. Quando hai scoperto il fascino particolare della musica elettronica ?
"Ciao Giosuè. Tutto ha inizio intorno alla metà degli anni ’80 quando iniziai ad appassionarmi a vari radio-shows finlandesi specializzati in musica d’avanguardia. Ricordo che ogni mercoledì c’era un programma chiamato "Ocsid" nel quale venivano presentate tutte le novità musicali riguardanti il panorama elettronico. Registravo (naturalmente su cassetta !) le puntate e poi cercavo di trovare quei pezzi ma purtroppo in quel periodo la Finlandia scarseggiava di negozi di dischi specializzati. Ogni qualvolta trovavo un 12" per me era una piccola festa. Fu sempre in quel periodo che iniziai a fare il dj, non come professione, suonando i pochi dischi che avevo a feste private tra amici"

Chi erano gli artisti preferiti della tua infanzia ?
"Pet Shop Boys, Depeche Mode e U2 anche se generalmente mi piaceva tutta la pop music di quel periodo. Avrò ascoltato almeno un milione di volte un album dei Boney M di mio padre: era un sound che mi coinvolgeva tantissimo. La Finlandia era (ed è tuttora) un Paese più orientato al rock che all’elettronica e per questo era piuttosto complicato riuscire ad imbattersi in gruppi underground e per questo l’attitudine che si veniva a creare era quasi sempre rock. Non ho mai acquistato gli album degli artisti poichè ero interessato maggiormente dai vinili 12" e dai remix. Avevo un desiderio pazzesco di diventare un dj e quindi avevo bisogno delle versioni che si ascoltavano nei clubs e non nelle radio. I Pet Shop Boys hanno costituito un eccezione visto che conservo gelosamente tutti i loro album e i 12". Mi reputo un grande estimatore delle loro prime tracce"

Intorno alla seconda metà degli anni ’90 hai deciso di fondare Moodmusic: cosa ti ha spinto a creare una tua personale etichetta ? Parlaci della filosofia Mood e dello stile che personalmente mi piace identificare nel ‘post-house’.
"L’avventura di Moodmusic è iniziata a cavallo tra il 1996 e il 1997 col mio amico Marko Laine che aveva un negozio di dischi a Turku (la mia città natale) chiamato Mind Records. In precedenza avevo già inciso qualche disco su etichette come Sähkö e Puu ma stavo iniziando a capire che il mio desiderio più grande era quello di fondare una personale label. Ero (e sono ancora) un tech-freak che leggeva tutte le nozioni tecniche presenti sui dischi e così mi avviai in questa avventura assieme a Marko. Mood Music era nata. Inizialmente ci siamo scontrati con vari problemi di natura tecnica ma si sa che per raggiungere buoni risultati bisogna lavorare e così non ci scoraggiammo. Musicalmente era nostra intenzione creare una sorta di sound scandinavo che potesse identificare tutta la zona del nord distaccandosi dai canoni americani e centro europei. Ora, alla luce di un’attività decennale, ritengo che l’obiettivo sia stato raggiunto"

Qualche riga fa hai accennato che la tua città d’origine è Turku (Finlandia) ma già da qualche anno il ‘quartier generale’ di Moodmusic ha fissato la sua dimora a Berlino. A cosa si deve ciò ? Forse perchè oggi Berlino rappresenta il cuore della musica elettronica europea ?
"Mi sono trasferito stabilmente in Germania nel 1999 proprio perchè volevo continuare a lavorare con la musica e con la mia label. Sentivo che la Finlandia non potesse darmi altro in questo campo poichè non c’erano molti clubs, parties e producers. Dopo aver parlato con un pò di amici e raccolto consigli di ogni genere capii che la Germania era perfetta per quello che intendevo fare. I primi tre anni li ho trascorsi a Francoforte dove ho incontrato Ata ed Heiko della nota Playhouse: sono loro tra i primi che hanno creduto in me prendendomi nel booking e facendomi diventare resident al Robert Johnson Club. Nel 2003 mi sono trasferito a Berlino con mia moglie e qui ho trovato la pace. La città, un tempo divisa dal muro, è l’ideale per tutti coloro che vogliono lavorare con la musica e con l’arte in generale"

Uscirà tra poche settimane il tuo primo album: parlacene.
"S’intitolerà "Made Within The Upper Stairs Of Heaven" ed uscirà ufficialmente alla metà di maggio su Moodmusic. E’ un lavoro che rappresenta un importante passo per la mia carriera: al suo interno ho voluto inserire parte delle mie origini attraverso i ricordi che avevo dei primi 12" acquistati. Realizzare l’album è stata un’incredibile esperienza che mi ha messo a nudo sia come producer che come persona"

Recentemente la tua "Loosing Touch" è stata licenziata da una label italiana, il remix della stessa è stato affidato al capitolino Marco Passarani. Da qui deduco che non sei del tutto estraneo alla scena musicale italica …
"Amo la musica italiana, sia del passato che del presente. Ricordo con moltissimo piacere il discosound degli anni ’80, l’italo e il fortissimo ascendente che ha avuto su di me. Sono stato davvero contento di licenziare "Loosing Touch" in Italia anche perchè, sarò sincero, è stato sempre un sogno per me poter incidere su una label italiana. E’ stato come una sorta di goal, il raggiungimento di una meta agognata. Un altro sogno che si è avverato è avere Marco Passarani su Moodmusic. Lo conosco dalla fine degli anni ’90 e lo considero uno dei veri ‘underground warriors’ della musica elettronica europea"

Ti piace il sound che al momento imperversa in Europa ?
"Si, in circolazione si trova ottima musica ma sinceramente non bado molto alla provenienza. Ogni settimana trovo diverse produzioni di classe che riescono a soddisfare in pieno il mio gusto. Mi piace il clima che si è venuto a creare negli ultimi tempi"

La già citata "Loosing Touch" è stata realizzata in coppia con Kiki. Credi che la collaborazione col finlandese potrà ripetersi in futuro ?
"Ad accomunarci è l’origine finlandese e l’attuale residenza a Berlino. Collaborare è stata una cosa spontanea e quasi naturale. Ho suonato diverse volte con lui e abbiamo instaurato un ottimo feeling dal quale poi è venuta fuori l’idea della collaborazione discografica. Il pezzo era nato nella veste strumentale: quando Kiki lo ascoltò per la prima volta volle cantarci sopra e il risultato mi sbalordì. Allora abbiamo deciso di iniziare la (fruttuosa) collaborazione che attualmente mi vede impegnato con lui anche per una traccia che figurerà nel suo prossimo album su BPitch Control"

Hai qualche idea su come potrà evolversi la dance elettronica dei prossimi mesi ?
"Assolutamente no ma credo che sarà molto interessante vedere e sentire dove andremo a finire …"

Attualmente è il ‘minimal’ uno dei maggiori trends musicali in Europa. Credi che sia soltanto una passione temporanea (come tante che si sono rincorse negli ultimi anni) oppure qualcosa che si consoliderà nel tempo ?
"Credo che la diffusione capillare del minimal rappresenti un passo importante per la scena musicale che però senza ombra di dubbio lascerà spazio a qualcosa di nuovo negli anni a seguire. In alcuni clubs di Berlino abbiamo già notato che il sound è in via di cambiamento e il minimal rimane saldamente ancorato solo ad alcuni dj’s e clubgoers. Artisti come Mika Vainio ed etichette come Sähkö producevano dischi in minimal style già nei primi anni ’90 e quindi il fenomeno non ha assolutamente nulla di nuovo. Adesso è diventato soltanto popolare ma non c’è alcuna scoperta di fondo. Credo che il picco del minimal sia già avvenuto e quindi adesso, come in un circolo, si passerà ad altro. E la minimal ? Forse tornerà nel 2013 ;o)"

Sono in tanti a parlare della definitiva morte del vinile. Come la pensi tu che, con Moodmusic, rilasci musica quasi esclusivamente su supporto vinilico ?
"Non credo che questa teoria abbia fondamento. Al momento riusciamo a vendere quantità di vinili discrete che non lasciano presagire affatto una morte della plastica circolare. Certo, oggigiorno esistono formati come l’mp3 e sistemi come Final Scratch che lo hanno affiancato ma non credo che sia il caso di parlare di morte. Personalmente mi reputo un dj oldschool e quindi continuo a seguire il disco sia per la sua qualità audio che per gli artworks delle copertine, un dettaglio importante che i files mp3 non possono vantare"

A proposito di files mp3: credi che stiano danneggiando il music business ?
"No, affatto. Ormai la qualità audio degli mp3 sta raggiungendo quella dei wave ma il problema fondamentale è che risulta piuttosto complesso archiviare la musica compressa in questo formato. Qualora l’hard disc del computer vada in fumo tutto è perso senza possibilità di recupero. Il vinile invece non è così facile da cancellare ;o)"

Quando sei chiuso in studio preferisci utilizzare gli strumenti hardware o i più moderni software ?
"Utilizzo entrambi. Generalmente inizio con suoni creati dai software per poi comprimerli con compressori ed equalizzatori o addirittura ricreandoli con le macchine hardware. Continuo a sostenere l’uso degli strumenti veri ma è innegabile che i software stiano semplificando molte cose come il mixaggio che sino a qualche anno fa doveva essere realizzato esternamente ma che ora è possibile fare sullo stesso computer"

Siamo alla fine Klas. Lascia un messaggio agli amici di Technodisco.
"Mi piacerebbe moltissimo suonare in Italia. Magari il mio desiderio potrà essere esaudito in un prossimo futuro ! Sasse"

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