Il formato dvd pare essere uno dei preferiti dal settore discografico degli ultimi tempi. Innumerevoli infatti i progetti che si propongono di ‘mostrare’ la musica agli occhi oltre che alle orecchie. Ad aggiungersi alla lista sempre più folta (da Hell a Richie Hawtin passando per Depeche Mode e Sven Väth) è il tedesco Anthony Rother che non necessita certamente di presentazioni per coloro che seguono la musica elettronica. La carriera inizia a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90; nel 1994 entra a far parte della scuderia di Heiko Laux che lo mette sotto contratto per la sua Kanzleramt attraverso la quale escono a raffica varie produzioni che gli hanno portato fortuna tanto da farlo divenire l’ideale erede dei Kraftwerk. Nel 1998 fonda la sua label, la Psi 49 Net, affiancata recentemente dalla più danzereccia Datapunk. La vita all’interno della sfera musicale, che va avanti da circa 17 anni, trova ora il modo di essere racchiusa in un’emblematica raccolta (su dvd) atta a rappresentare l’electro music nella sua formula puritana. Tra live-concerts, videoclips di pezzi storici e fitte trame di brani ancora inediti, Anthony Rother ci regala uno spettacolo che ha dell’incredibile soprattutto per coloro che reputano la musica solo un hobby. Nel frattempo, sulla già citata Datapunk, esce la doppia a-side “Luzifer/Gott” che tiene bene in alto il vessillo dell’electro che batte da sempre nel cuore di Anthony Rother.
-Mui “Inside A Moving Machine” (Keplar): secondo lp per i pescaresi Fabrizio Tropeano e Stefano D’Incecco alias Mui che tornano dopo due anni d’assenza. Chitarre e bassi s’assemblano su suoni plastici e frammentati a loro volta immobilizzati su pads da soundscapes e melanconie del post-rock elettronico nato durante gli anni ’90. Stupefacenti le collaborazioni con l’ungherese Robert Bere aka Tigrics (quello di “Copmact Disco”), Stefano D’Amelio (coi suoi assoli di clarinetto e sax) e Michelangelo Del Conte alla batteria che fanno di questo album italiano un vero e proprio condensato emozionale captato, ancora una volta, dal panorama d’oltralpe.
-Jona “E.p.” (Toys For Boys LTD): il catalogo della label sussidiaria della Toys For Boys (appartenente al gruppo belga Audiopolis) si apre con l’extended-play di Jonathan Troupin, lo stesso che su Strobextra si fa chiamare Fandango. In “Ask” si assiste all’ampiamente collaudato mix tra minimal, techno ed house rinforzato in più punti dal low-fi mentre in “Use & Abuse” si toccano scenari più minimalisti e sequenziali interrotti solo da piccoli breaks di natura deep. Un ‘viaggio’ modaiolo e nulla di più.
-Tornado “Ich Bin Was Ich Bin” (Elp): non distaccandosi molto dal primaverile “On The Road Again” il misterioso Tornado torna ad agitare le dancefloors europee con una forza dirompente e paragonabile ai twisters americani. Electro, rock e punk: queste le tre linee conduttrici che, abbinate a ritmiche in terzine, raggiungono un risultato eccezionale. Suonandolo farete drizzare i capelli anche ai calvi e proverete una leggera malinconia guardando la copertina immersa nei tempi della giovinezza che, purtroppo, non tornerà più.
-Marco Bailey “Positive Disorder” (MB Elektronics): la parentesi che proietta l’acclamato dj-producer belga all’interno del movimento minimal-techno-house è evidenziata da questo nuovo doppio mix-cd. Il primo disco, orientato verso scenari micro, vede l’avvicendamento di pezzi firmati da Sieg Ãœber Die Sonne, Andre Galluzzi & Paul Brtschitsch, Dominik Eulberg, The Vegetable Orchestra, David K (noto anche come Vernis), Martinez ed Axel Karakasis mentre il secondo muove l’attenzione verso segmenti imperniati sulla techno e l’electro: a rappresentare la scelta Paul Kalkbrenner, Ellen Allien, Huntemann, Tom Hades, Tony Rohr, Motor, Secret Cinema, Cristian Varela ed Hiroaki Lizuka. Unico italiano è il romano Donato Dozzy con l’ipnotica “Solid”. A tutto ciò va aggiunto un bonus-video di undici minuti fatto di interviste ed apparizioni di Tom Hades e del nipponico Q-Hey.
-Auralizer vs Dexter W. “Shake Dat” (Minimalistix): ‘agita il dat’ oppure una forma dialettale del classico ‘agitalo’ ? Tralasciando i dubbi riguardanti il titolo, la nuova ‘pazzia’ di Frank ‘Dexter W.’ Van Brussel e Dimitri ‘Auralizer’ Dewever, tira in gioco ancora una volta il jumpy-style. Più minimal-techno la Crunch Mix mentre agganciate alla vecchia hardcore degli anni ’90 sono le versioni rmx di Dexter ed Auralizer. Chiude la Bootley Mix ove si fa leva su blip e basslines più plastici che traghettano il tutto verso un risultato più assimilabile.
-Golden Days “Keep It Dry” (Television): usciti allo scoperto coi remix del recentissimo “Robot Queen”, i Golden Days (ovvero Maral Salmassi e Fabian ‘Electro Atomu’ Stall) proseguono la loro avventura con un progetto che distrugge i canoni e le regole per poi riassemblare i cocci in una curiosa fusione tra electro, techno (molto embrionale) e rock’n’roll. Se l’Original non vi convince catapultatevi nella magia dei due remix ove si apprezza il mosaico house-funky-techno al quale è connesso il rumorismo, fenomeno in constante crescita negli ambienti internazionali.
-Zombie Nation “Money/Talks” (UKW): la prima uscita ‘unlimited’ per la UKW (figlia di Dekathlon) è rappresentata da questa doppia a-side con la quale Zombie Nation si scaglia contro le imbecillità del mondo odierno (e forse anche di quello passato). A graffiare i beats scarnificati sono fluidi sawtooth (importati dal progetto parallelo John Starlight) che mandano in delirio la puntina e il pitch del giradischi. Zombie Nation rende omaggio al liberalismo musicale: non si parla di politica ma di un istinto che, sfidando le leggi del business, è riuscito a vincere e a portare la concezione della musica come arte espressiva assoluta.
-Hertz “Perspective” (Sway): lo svedese Pierre Jerksten alias Hertz, che da anni infiamma la scena techno nordeuropea, fa il punto della situazione con una raccolta edita dalla collaborazione tra la sua Sway e la Elp Medien. Il primo cd vede la presenza delle migliori tracce rilasciate negli ultimi tempi (“Julia”, “Tripping”, “Confection” e “One”) mentre il secondo, mixato, si snoda su una lista interminabile di remix firmati da personaggi di tutto rispetto come Lars Klein, Ignition Technician, Valentino Kanzyani, Mhonolink, Trevor Rockliffe, Misjah, Cari Lekebusch, Samuel L. Session, Cave e il partenopeo Gaetano Parisio. Minimal-techno personalizzata.
-Dousk “D.I.Y.” (Klik): traendo spunto dalla dicitura inglese D.I.Y. (che sta per ‘do it yourself’, concetto che esprime l’indipendenza nel fare una determinata cosa) il greco Yiannis Douskos alias Dousk ci porge un album fatto di atmosfere deep-techno, progressive e downtempo. Ben 14 le tracce tra le quali si celano la potente “Chrysalis” e la più romantica “Florence” realizzata assieme a Chris Nemmo. Notevoli gli inserimenti di natura trance e progressive che nascondono sprazzi elettronici in tribalismi poco enfatizzati. Un eccellente lavoro nel quale s’intravede anche dell’electronica alla Leftfield.
-Aa.Vv. “E.p.” (Fenou): Fenou, giovane sublabel della Mo’s Ferry diretta da Dapayk, ritorna col suo #002 (inciso su un vinile 10″ che limita la stampa a 1000 esemplari) che tende a mostrare ancora un’armoniosa electronica abbinata ad una modernista house. Protagonisti della a-side sono i monegaschi The Magician & The Scientist che, con “2001” rendono omaggio al film cult di Stanley Kubrick (“Odissea Nello Spazio”). La visione è contraddistinta da un ritmo vivacemente corroso da laceranti patches che trovano la giusta maniera per addossarsi al caldo suono del pianoforte. Sul lato opposto invece c’è “Rhythm & Blues” del giapponese Piper The Housnail che fa virare tutto verso una particolare forma di experimental guidata da un’anima breakbeat.
-Créme De Menthe “The Impossibility Of Eroticism In The Suburbs” (Disko B): dopo Dakar & Grinser tocca a Matthew Aldworth alias Créme De Menthe tornare in Disko B. Lo scozzese, che iniziò a militare nella label monegasca nel 2002 con “Plastique” (acquisito dalla microscopica Oscarr) si trasforma ora in un ideale voyeur del sesso mercenario e mostra una spiccata esperienza da musicista che si solidifica attraverso una conturbante tracklist fatta di ebm, techno ed analogue-disco. Oltre ai reworks delle già note “Destroy The Human Race”, “We’re Living In The Night”, “Plastique” ed “A Hunger That Never Ends”, trovano spazio diversi inediti composti coi Mysterymen (altra vecchia conoscenza per i fans di Disko B). Un album che si rivela subito esplosivo e deflagrante, pieno zeppo di pezzi elettrici e non adatti alle animazioni dei villaggi turistici.
-Quantum “Kiss The Sound” (Yo Yo): col suo album d’esordio pubblicato nel 2004, “Outrage”, è riuscito a valicare i confini del suo Paese raggiungendo nazioni ambite come Germania, Giappone, Messico e Brasile. Ora ci riprova e pare farcela. E’ Gidi Snapir, veterano della scena dance israeliana, che partendo dal tessuto underground raggiunge le platee dei grandi raves con un sound tipicamente psy-trance che tanto ricorda le produzioni europee della prima metà degli anni ’90. Tutto è racchiuso in un patinato digipack, ormai un classico per le releases Bne.
-Hardy Hard “Come Out And Play” (Low Spirit Recordings): prodotta più di cinque anni fa ma solo ora pubblicata ufficialmente, “Come Out And Play” segna il ritorno di Kay Lippert alias Hardy Hard, punta di diamante della Low Spirit di Westbam. Frenetico mix tra electro, pop e techno, nel pezzo confluiscono anche elementi dell’hi-nrg e del synth-pop anni ’80. A coadiuvare il tutto troviamo vocoder-vox e vaghe linee trance che rendono il tutto completo e privo di alcuna incertezza.
-Aa.Vv. “Speicher 32” (Kompakt Extra): l’evoluzione della saga Speicher vissuta rispetto alle prime releases vede una presenza più dance che contrasta con l’iniziale preponderanza di soluzioni non propriamente indicate alla dancefloor. Come tradizione vuole, due i protagonisti: lo svedese John Dahlbäck e il tedesco Axel Bartsch (la metà dei Vanguard assieme ad Asem Shama). Il primo, con “Gas”, crea una sorta di replicante della popolare “Gehts Noch” sulla quale sorvolerei mentre il secondo, facendo leva sul ritmo, riesce a giungere ad un risultato più apprezzabile sebbene il costrutto sia fin troppo minimale.
-Stunt Rock “This Is Stunt Rock vol. 3” (Cock Rock Disco): dopo aver militato per anni nei Meat che giravagavano nei locali americani proponendo covers dei Black Sabbath, William Flegal si trasforma in Stunt Rock e propone una nuova forma di rock. Legandosi all’elettronica concettualista, l’artista regala sequenze che si disgregano e samples che volano come foglie al vento. Tutto poi viene fatto convogliare in un modernismo assillante fatto di confusionari loops di chitarre, batterie e dialoghi ‘prelevati’ da pellicole cinematografiche. A tutto ciò va aggiunto uno straordinario package che ci fa capire quanta passione esista ancora nell’underground slegato dagli irritanti vincoli del business.
Electric greetz