L’intro di questa settimana nasce da una serie di critiche mosse a mio sfavore e lette per puro caso in un forum internettiano. Ho deciso di approfondire la questione non tanto perchè era proprio il mio nome ad essere preso in considerazione ma per via di alcuni punti privi di fondamento e potenzialmente pronti ad essere mal interpretati. Valutare la bravura e la classe di un disc-jockey partendo dallo stile musicale che questo rappresenta è uno dei peggiori errori che un Ascoltatore (mi riferisco a quelli con la A maiuscola) possa commettere. E’ naturale (ed ovvio) che qualsiasi personaggio non aderente ai proprio gusti non potrà MAI rientrare nella schiera dei preferiti ma non per questo potremmo sentirci liberi di farlo rientrare tra le ‘braccia strappate all’agricoltura’. Inoltre, per giudicare un qualsiasi artista, è necessario ascoltarlo più di una volta. Non basta un set alla radio o un’esibizione in discoteca per poter decretare la qualità e la bravura di qualcuno. Altro punto che mi piacerebbe approfondire è quello della ‘tecnica da dj commerciale’. Qual’è la differenza (tecnicamente parlando) tra un ‘dj di tendenza’ (odio definirli così ma credo che sia questo il termine più appropriato per farmi capire anche da chi non vuole) ed uno ‘commerciale’ ?? Ho avuto la fortuna di assistere in prima persona a diversi dj-set e live-act di personaggi appartenenti a culture musicali disparate (dalla schranz alla drum’n’bass sino all’electro) e la tecnica nel mixare i dischi (o i cd’s) è sempre stata la medesima. Possono subentrare delle varianti rappresentate da orpelli derivati da fx-machines, scratches o cutting ma sostanzialmente la tecnica di mixaggio non cambia. Per concludere ci terrei a sottolineare che l’elettronica non è solo una branca relegata ai computer ma anche una cultura legata alla musica. Il mago della musica elettronica non deve necessariamente essere anche un buon elettricista: se così fosse il mago dell’house dovrebbe saper costruire case, il mago della garage essere esperto in box-auto, il mago dell’underground nella costruzione di metropolitane e così via. Critiche si ma costruttive.
-D.A.V.E. THE DRUMMER "The Night" (Apex): assieme a stimati colleghi come The Geezer, Rowland The Bastard e Chris Liberator incarna (ormai da anni) l’hard-techno made in Uk. E’ Henry Cullen che, dietro il celebre pseudonimo D.A.V.E. The Drummer, firma due tracce. La migliore è la title-track che corre su ritmi veloci e taglienti ruotando poi su fiammanti grooves che viaggiano sui 145 bpm e breaks nei quali i plug-ins sembrano impazziti. Indicato agli amanti dei ritmi estremi.
-MR. VELCRO FASTENER "Gone Mad" (Electrix): approdati con "Velcropopvichy" i finlandesi Mr. Velcro Fastener ritornano sulla label electro di Billy Nasty con quattro tracce fortemente influenzate dalla cultura per il break, tendenzialmente utili anche a chi adora il sound alla Lee Coombs. Di rilevante presenza l’Ivo remix realizzato dai bravissimi Imatran Voima (anch’essi finlandesi) che rappresenta un motivo in più per acquistare questo ottimo vinile.
-HENRY OK "Let’s Get It On" (Keplar): tralasciando le soundscapes alle quali ha dedicato la sua attenzione negli ultimi anni, Henry Ok rilascia sulla label monegasca guidata da Matthias Neuefeind nove tracce che s’articolano attraverso ritmi sincopati, duri, ruvidi e contrastanti con le dolci melodie provenienti da strumenti a fiato. Non mancano nemmeno vere e proprie canzoni melanconiche interpretate da Doris Prlic aka Revolver Dog che dona al tutto un vago velo di tristezza.
-RUEDE HAGELSTEIN "Dog vs. Dog E.p." (Lebensfreude): nuovo e scottante capitolo per la Lebensfreude (dal tedesco ‘gioia nella vita’) che intinge i suoni nel fenomeno electro-house senza scadere nella banalità. "Keep Us Away" ricalca le orme dei dischi Kompakt mentre "Wave" s’arrampica su effettistica live che, non curandosi della stesura, colora il tutto con un pizzico d’improvvisazione.
-BOY ROBOT "Rotten Cocktails" (City Centre Offices): follow-up di "Glamorizing Corporate Lifestyle" (uscito nel 2003), "Rotten Cocktails" è il nuovo puzzle sonoro costruito da Hans Möller e Michael Zorn, protagonisti del progetto Boy Robot nato tra le mura della nota casa produttrice tedesca Ableton ove i due lavoravano al software che oggi ha rivoluzionato in pieno le regole del mixing ("Live"). Quarantatre i minuti di puro sound anticonvenzionale, sperimentale ed assolutamente sganciato dai canonici elementi che richiede il business. E’ proprio questa la forza che tiene vivo il frangente underground della musica elettronica.
-STEPHANE SIGNORE "In Memory E.p." (BlackPitchMusic): primo disco per questo artista belga (forse di origini italiane visto il cognome) che rivela già una certa maturità all’interno di grooves e nelle costruzioni di stesure create appositamente per l’utilizzo nei clubs. Tre le tracce groovy ed afrotech nelle quali fanno capolino anche suoni deep che però rimangono nell’ombra. Realizzate con la supervisione del bravo Oliver Giacomotto, questi tools ci fanno intuire un grande e roseo futuro per Mr. Signore. In bocca al lupo.
-PETER GRUMMICH "Switch Off The Soap Opera" (Shitkatapult): anticipato dal singolo "A Roboter" che include l’inedito "The Clippers" ed un remix firmato da Jay Haze, esce su Shitkatapult (la label tedesca fondata da T. Raumschmiere) il nuovo album di Peter Grummich, nome già noto per lavori apparsi su etichette come Kompakt, Sender e Spectral. Il sound si fa minimale e vicino al ‘clicks’n’pop style’ derivato da svariati rumorismi. Microhouse scura, dub, essenziale, la stessa che si ritrova (ormai da tempo) in una moltitudine di progetti usciti dai confini tedeschi.
-ELECTRIC RESCUE "Message From John Ross E.p." (Bullitt): a celarsi dietro Electric Rescue è il parigino D’Jedy, fondatore della Calme Records che durante gli anni passati ha contribuito allo sviluppo della scena underground francese. Dopo l’apparizione su Scandium, Electric Rescue sbarca su Bullitt con tre tracce techno-dark-funky tra le quali spicca (senza dubbio) il remix ad opera di Da Fresh che rende il tutto più fluido, dinamico e funzionale.
-MONOLAKE "Polygon_Cities" (Monolake): fondato nel 1995 da Robert Henke e Gerhard Behles, Monolake è un progetto dedicato esclusivamente alla musica generata per mezzo del computer. L’ispirazione proviene dal mondo cibernetico, governato dalle macchine e da sistemi futuristici, gli stessi che alimentano le tracce di questo nuovo lp che miscela electro, dub ed ambient proiettando nell’inconscio di chi ascolta atmosfere buie, oscure ed un pò tetre nelle quali pulsano i rintocchi di note metalliche e ritmi bionici.
-NENA "Willst Du Mit Mir Gehn" (Warner): dopo aver duettato con Westbam (per "Old School Baby") e coi Tok Tok (per "Bang Bang"), Nena si fa risentire in veste da solista con un pezzo che profuma di electronic-rock. Ad infondere maggior energia è la coppia Sven Väth-Anthony Rother capace di migliorare la versione originale senza alternarne in modo esagerato i connotati. Ps: mi chiedo perchè le majors italiane abbiano paura nel pubblicare prodotti di questo livello.
-ERIC ‘POWA’ B "Minute Mind" (Surprise): considerato uno dei pionieri della dance belga, Eric Beysens parte da vecchie composizioni dei Kraftwerk, Gary Numan, New Order e Depeche Mode per realizzare un misto tra electro, techno ed hip-hop dalle strutture facilitate e molto appetibili. Nelle 11 tracce, conturbanti basslines giocano ruoli da protagonisti avvolgendo movimenti ritmici sincopati ed altri infusi nei canonici 4/4. Bassi slappati introducono al mondo del rock e la mancanza di refreins veri e propri allontana l’intero lavoro da contenuti potenzialmente ‘commerciali’.
-CHRISTIAN FISCHER, DJ MURPHY & ELTON D "Five Years Exile" (Definition): realizzate per festeggiare il quinto anniversario della sua label, Christian Fischer firma assieme ai dj’s brasiliani quattro tracce che portano la Definition ad esplorare territori maggiormente electroidi. Superlativa "Exile" (composta con Dj Murphy) che, con probabilità, apre una nuova epoca per l’accreditata label techno di Leipzig.
-KEVIN BLECHDOM "Eat My Heart Out" (Chicks On Speed Records): a due anni dall’esordio "Bitches Without Britches", Kristin Erickson torna nella veste di Kevin Blechdom per interpretare 19 tracce quasi pop, al limite col nazional-popolare e canti pseudo-natalizi. Un album che mette di buon umore grazie a liriche spensierate, solari alle quali va aggiunto "Countdown To Nothing", un cortometraggio di 13 minuti realizzato assieme a Lucille Desamory. Il tutto è avvolto in una copertina di matrice ‘rotteniana’.
-ELECTROWAVE "Series Part 1" (Discordian): #007 per questa etichetta francese che dal 2003 opera nelle zone oscure della musica dance. I quattro pezzi racchiusi nell’e.p. rispecchiano un sound electro-techno influenzato dalla cultura degli 80’s e dell’electro-pop. Funzionali, sebbene non eccessivamente elaborati e ricchi d’inventiva, i pezzi di Boyz 2 Boyz e Humand Body, quest’ultimo ritoccato dalle mani del bravo Gino S, spesso in coppia con Kiko.
-NORTHERN LITE "Temper" (1St Decade): anticipato dai singoli "Go With The Flow" e "No Escape", "Temper" prende le distanze dal precedente full-lenght "Reach The Sun" edito agli inizi del 2004 e maggiormente mirato a scenari dance. Questo lavoro dà la possibilità al trio di Erfurt di incidere quello che maggiormente sente nel proprio ego: batterie semplificate e bassline acustici riempiono egregiamente il tunnel all’insegna delle ballate rock. Un album più maturo insomma che però non dovrebbe sorprendere più di tanto coloro che hanno seguito dall’inizio l’avventura marchiata 1St Decade.
Electric greetz