INTERVISTA AD ALEK STARK di Giosuè Impellizzeri 01/08/2005

Tempo fa il noto magazine NME definiva il sound di Alek Stark una perfetta combinazione tra l’electro e il sesso selvaggio fatto sotto l’accecante luce stroboscopica. Serafin Gallego è il madrileno che si cela, da qualche anno a questa parte, dietro lo pseudonimo Alek Stark, balzato agli onori della cronaca per un singolo ed un album editi dalla Disko B. E’ lui uno di quelli che rappresentano meglio la scena electro e technopop spagnola andando a ripescare quello che era il sound dei Kraftwerk e di Giorgio Moroder. Inizialmente conosciuto come Elektrosher (nome col quale firmò l’album "Mhundotronika") e poi trasformatosi in Koshmaker mentre operava per la Boozo Records, nel 2001 Serafin diviene Alek Stark e fonda la sua label Star Whores con l’idea di promuovere la scena electro della penisola iberica. Da un anno circa invece, affiancato dal rapper Aqeel 72 (che in passato ha collaborato con Dr. Dre), rappresenta il progetto Illektric, andato a finire anch’esso nel catalogo della monegasca Disko B.

Ciao Alek !! Iniziamo a parlare di te e della tua mutazione in Alek Stark.
"Hola hermanos elektricos !! La passione per la musica elettronica e per la disco è nata grazie a mio padre che aveva una piccola (ma ottima) collezione di vinili risalenti agli anni ’70 e ’80: proprio quei pezzi di plastica circolare mi hanno fatto avvicinare alla dance music. Nel lontano 1982 iniziai a ballare per strada: avete capito bene !! Ero un break-dancer. Adesso ho raggiunto i 32 anni e il mio fisico non mi permetterebbe di fare quello che combinavo una ventina d’anni fa. Ero una macchina, ballavo l’electro-boogie muovendomi perfettamente come un robot. Ogni tanto, quando suono nei clubs, improvviso qualcosa ma il repertorio dei miei movimenti è decisamente poco vasto ;o) Durante l’adolescenza iniziai ad ascoltare la musica attraverso una radio che trasmetteva dalla base militare di Torrejón De Ardoz: i dj’s suonavano solo dischi electro !! Di lì mi venne in mente di iniziare a creare la musica che più mi piaceva attraverso un registratore: il mio primissimo pezzo risale al 1995 ma uscì ufficialmente solo nel 1999 poichè alla metà degli anni ’90 la scena electro di Madrid era davvero limitatissima ed ovviamente relegata al pubblico underground. Nessuna etichetta prese in considerazione le mie creazioni che in quel periodo risultavano essere fuori moda e in controtendenza con tutto ciò che si ballava. Il nome Alek Stark invece è il frutto di un’idea stramba che mi balzò alla mente un pò di anni fa. Il mio nome e cognome non suonavano affatto bene: cercavo qualcosa che contenesse la K (presente anche in ele K tro) … ed ho optato per Alek Stark (Stark è l’energia in tedesco)"

Dopo questa dettagliatissima presentazione parliamo del tuo particolare stile musicale che fonde electro, techno e pop. Dove trovi la giusta ispirazione per comporre ??
"L’ispirazione proviene dalla primissima electro-funk di artisti come Arthur Baker, Man Parrish, Imperial Bros, Hashim ed ovviamente dall’elettronica dei Kraftwerk e di molte altre crews europee che hanno lasciato segni indelebili nel mondo della musica. Uno di questi è Giorgio Moroder, il padre della disco-music, con la sua stupenda "From Here To Eternity", uno dei miei dischi preferiti in assoluto. In questo periodo mi lascio influenzare da artisti più vicini ai nostri giorni che riescono comunque a tenere testa alle vecchie star. Ora capita più spesso di comprare un album con 8-9 ottime tracce mentre in passato ciò accadeva con meno frequenza. Già che ci sono vorrei segnalare i miei 5 dischi preferiti: "Planet Rock" di Arthur Baker ed Afrika Bambaataa, "Al Nafish/The Soul" di Hashim, "Tour De France" dei Kraftwerk, "Let The Music Plays" di Shannon e "Boogie Down Bronx" di Man Parrish e Freeze Force"

Vivi a Madrid: come è l’attuale scena musicale della città ?? E riguardo il business discografico ??
"Se pensate che qui in Spagna esista una scena electro vi sbagliate di grosso … nei clubs si suona molta house, tantissima pop, a volte del rock ma comunque tutto ciò che è legato al commerciale. Il mercato legato all’industria discografica è assai limitato e generalmente le copie che si riescono a vendere di un buon vinile vanno dalle 500 alle 600. Credo che attualmente la situazione non sia molto differente dalle altre nazioni europee"

Nonostante questi problemi (che in effetti investono tutta l’Europa) hai fondato un’etichetta chiamata Star Whores. Parlacene.
"Ho fondato la Star Whores partendo col presupposto di promuovere musica prodotta da artisti spagnoli ma avevo bisogno di trovare gente professionista e non qualcuno solo in cerca di successo e con poche idee. Per molti spagnoli fare musica elettronica è solo un hobby ma per me e per artisti come Neonwerk, Women Affair e Citizen rappresenta la vita. Inizialmente la Star Whores era un progetto che rappresentava me e Neonwerk: assieme firmammo un disco su White Leather, etichetta specializzata in techno-pop fondata dal canadese Tiga. Poi presi la decisione di fondare una label tutta nostra per poter proporre quello che ci veniva in mente ed ecco spuntare la Star Whores Records, nata da una pazza idea del gioco di parole che si viene a creare pensando a "Star Wars", un film culto che mi è sempre piaciuto. In realtà mi piacciono anche le dirty whores … :o)"

Ah ah ah … conoscevo questa simpatica assonanza !! Torniamo seri e parliamo dei progetti futuri della Star Whores.
"Tutte le new releases della Star Whores avranno quel tocco che io chiamo "cinicsexyseriuoshumor", nato con la mia traccia "We Love You" che uscì nel 2002 anche su Disko B. Dopo varie releases firmate da Håkan Lidbo, Women Affair, Esplendor Geometrico (che ha riportato in auge, attraverso vari remix, un vecchia hit spagnola degli anni ’80) e la raccolta "Powerslaves" (nata in collaborazione con l’olandese Angelmaker) sarà la volta di nuovi 12" firmati dagli Hong Kong Counterfeit, Inform3r ed Alek Stark"

Il tuo singolo e l’album (rispettivamente "We Love You" e "Highway To Disko") sono stati pubblicati, nel 2002, dalla nota etichetta Disko B: come è nato il contatto con la label monegasca diretta da Peter Wacha ??
"Un mio amico volle spedire a tutti i costi una copia di "We Love You" ad Upstart (pseudonimo di Peter ndr) che lo apprezzò in modo straordinario. In breve tempo mi chiese tutti i pezzi pronti che avevo per incidere un album e di lì a breve nacque "Highway To Disko". La Disko B è un’etichetta incredibile: supporta in modo perfetto gli artisti underground lanciandoli in tutti i Paesi saltando le frontiere con molta facilità. Per me sembrava un sogno incidere su Disko B, l’etichetta che in passato aveva stampato pezzi storici di artisti come I-F e Artist Unknown (tra i miei preferiti). Poi un giorno il sogno è diventato realtà"

Dalla Germania ci spostiamo in Italia: conosci qualcuno della scena tricolore ??
"Uno dei remixer di Esplendor Geometrico è stato l’italiano Max Durante … conosco anche Marco Passarani, i Mat 101 e i Planet Rome che in passato hanno collaborato con Anthony Rother. Non posso dimenticare il mio caro amico Giosuè Impellizzeri che mi tiene sempre informato su quello che gravita attorno all’Italia. Sono sempre disponibile ad ascoltare musica che proviene da tutto il mondo (giusto qualche giorno fa ho ricevuto un demo-cd da Sidney, Australia): mi piace avere a che fare con progetti particolari fatti di un buon sound e soprattutto di uno spiccato senso dell’humour che non deve mai mancare"

Voltiamo pagina e parliamo delle tue live-performances.
"In passato ero solito utilizzare tutte le macchine per i live-set ma ciò non era abbastanza pratico soprattutto quando dovevo spostarmi in altre nazioni. Gli strumenti vintage sono molto costosi e difficili da riparare in caso di guasti … e, ancor peggio, possono essere preda di furti. Così ho deciso di organizzare un micro-studio composto da due-tre macchine destinate esclusivamente ai live-set. Nella mia consolle non manca mai un vocoder, un voice transformer, una Roland Mc-909 che pesa solo 4 kili e mezzo ma che riesce a fare le cose di 10 strumenti messi assieme. La trovo una macchina molto pratica, trasportabile in una valigetta anche in aereo. L’Mc-909 dispone anche di un ottimo compressore che riesce a dare quel tocco di potenza al sound che ne scaturisce: è una macchina perfetta insomma. Per me le esibizioni live sono importantissime poichè in quelle occasioni posso studiare la reazione della gente quando ascolta la mia musica. Negli ultimi mesi lavoro con questo equipment abbastanza minimalista ed ovviamente non possono mai mancare i miei speciali occhiali ;o)"

Dopo aver parlato di live-performances parliamo dell’home-studio. Il tuo è fatto di hardware o software ??
"Utilizzo il computer solo come mezzo per poter registrare: la mia musica viene fuori da macchine hardware come l’MS-20, la TR-808, Linndrum, Elektron Sid Station e DrumMachine, Korg Vc-10 Vocoder, Digitech Talker, Roland VT-1 Voice Transformer ed un MicroKorg. Dispongo di un’ottima scheda audio (la Power Pulsar della Creamware) che mi dà la possibilità di registrare la mia voce in modo perfetto. Ho provato ad utilizzare i synth virtuali ma non sono riuscito ad instaurare quel particolare feeling che nasce con l’hardware. Gli strumenti software non sono malvagi ma sicuramente molto differenti da quelli veri che tocchi con le dita. Per il premastering uso il Peak e poi altri due piccoli segreti che però non voglio rivelare ;o)"

Parliamo ancora di preferenze: vinile o cd ??
"SAVE THE VINYL !! Ovviamente preferisco il caro vinile che mi regala sempre emozioni quando gira sul piatto. Non metto in dubbio che la gente che supporta il vinile sia sicuramente in numero minore rispetto a chi ama il cd e il file mp3 ma credo fermamente che una parte dell’anima della musica sia racchiusa proprio nei solchi del vinile. Con un file mp3 non provi le stesse emozioni rispetto ad un vinile che puoi toccare con la punta delle dita e che ti fa sentire il suono che passa dalla plastica alla puntina del giradischi. E’ una sensazione particolare che solo il disco possiede e trasmette"

Siamo al termine caro Alek. Adesso puoi lasciare un messaggio a tutti gli amici italiani che hanno letto questa intervista.
"E’ doverosissimo il ringraziamento per il tuo supporto caro Gio che non mi fai mai mancare. Il messaggio che rivolgo agli amici italiani è molto semplice: producete musica che possa rappresentare il vostro ego perchè non dovete emulare Aphex Twin, Kraftwerk, Timbaland o Miss Kittin. Siate sempre voi stessi e, quando vi chiudete in studio, cercate di creare un’onda sonora che possa riflettere le vostre sensazioni, i vostri pensieri e il vostro stile. Peace Brothers. Alek Stark"

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